6:05 am, 28 Maggio 14 calendario

Riformismo solo pigrizia

Di: Redazione Metronews
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Gli italiani «hanno un profondo bisogno di pace, che non è vigliaccheria, ma una cosa naturale». Il loro stato d’animo «è questo: fate quello che volete, ma fatecelo sapere dopo. Svegliateci una mattina e diteci che l’avete fatto, ma non con uno stillicidio continuo: questo ci scoccia». Le parole che Benito Mussolini, finissimo interprete della psicologia italica, pronunciò ai dirigenti del Consiglio nazionale del PNF il 7 agosto 1924, durante i cupi giorni seguiti all’uccisione di Giacomo Matteotti, spiegano molto bene, secondo me, il risultato elettorale di domenica scorsa. Noi non siamo un popolo di creduloni, pronto a perdere la ragione di fronte a 80 fruscianti euro e a seguire acriticamente il primo pifferaio carismatico che passa. La ragione per cui il 40% degli italiani (del 60% circa che ha votato) ha scelto Matteo Renzi (e ieri Berlusconi: nessun paragone con Mussolini, beninteso, né in un caso né nell’altro), è, probabilmente, molto più banale: di spallate al governo o a Napolitano, o addirittura di rivoluzioni, non si parla nemmeno; il fardello del potere ce l’ha Renzi: se lo tenga; e, già che c’è, provi a fare qualcosa di utile anche per noi. La nostra indolenza civile vince su tutto. Altro che trionfo improvviso del riformismo democratico. Di fronte all’incognita della fascinazione grillina, corriamo a votare per spegnerla. Dopo averla alimentata e vissuta.
Beppe Grillo è stato semplicemente straordinario. Con la sua spinta parossistica e possente, urlata a squarciagola, verso la piena sovranità popolare,  la democrazia diretta e il pubblico potere mondato da corrotti bizantinismi e massonerie (un’autentica vocazione rousseauiana gabellata per “populismo” da una critica tendenziosa e semplicistica), è riuscito effettivamente a trasformare il voto europeo in un referendum.  Lo ha perso, ma sbaglia a dolersene: in nessun Paese come in Italia, il meno rivoluzionario che ci sia, i voti sono scritti sull’acqua. Renzi per primo lo sa: «Il voto non è stato un referendum su di me, ma sull’Italia», ha detto con intelligente cautela il premier nel bel mezzo dell’ubriacatura dei suoi compagni ed elettori.Ora comincia la fase più interessante. L’Italia è, con la Germania, l’unico grande Paese europeo a salda guida “europeista”. Se non fosse per noi, la signora Angela Merkel sarebbe sola soletta. Si tratta di un’occasione unica: l’Europa dei sacrifici, a trazione teutonica, può essere rottamata ora, o mai più, con il contributo di un’Italia non più succube. Gentile signor Renzi: gli italiani, almeno in questo, sono (devono essere) tutti con lei.Sergio Rizzatwitter: @sergiorizza

28 Maggio 2014
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