Essere Spiderman
Scendi le scale di una fermata della metropolitana, timbri il biglietto e vai all’ultimo sedile dell’ultima panchina! Ti aspetta lì, in bella vista: Metro. Una copia in ogni fermata. Ogni fermata ha la sua storia…
L’ultima fermata della mia vita si avvicina e tu, per fortuna, ne sei ancora tanto lontano. Ma ora basta: queste lacrime non si addicono ad un uomo, ad un vecchio e se tu mi riconoscessi forse ne rimarresti sorpreso e turbato. Ecco, le porte della metro si sono aperte, mi vieni incontro, mi sfiori per un attimo e fuggi via risucchiato dalla folla. Resto in piedi a guardarti, poi le porte si chiudono e tutto finisce come allora, in un giorno di primavera.(“Incontrarsi sul metrò”, finale scritto da Marco Masolin, lettore di Metro)
«Senti, non ce la faccio più ad essere Spiderman. Da un grande potere derivano grandi responsabilità. Voglio fare una vita normale. Non ho intenzione di continuare a combattere mostri. Ti mordo, così diventi come me. Vuoi prendere il mio posto?»«Ho quarant’anni, sono laureato. Lavoro in un fast-food. Abito, con mia moglie e i miei figli, a casa di mia madre. Vivo in una società di arrivisti, raccomandati, prepotenti, squallidi e cazzari. Salvo una piccola percentuale di brave persone. Ho appena i soldi per la sopravvivenza. Non avrò mai una pensione. Mia sorella è una brava attrice, ma è ridotta all’elemosina. Mio padre mi guarda e piange. Ci sto, facciamo cambio.»«Ehm… Scusa, devo andare… I miei sensi di ragno mi dicono che… Addio, caro!»A lunedì.
(CLAUDIO PROIETTI- regista e scrittore)
(Illustrazioni di MARTINA ROSSI, Scuola Romana dei Fumetti)
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