Cina
1:25 pm, 30 Luglio 24 calendario

Italia-Cina, la Meloni “promuove” la missione e attacca i giornali

Di: Redazione Metronews
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«Un confronto franco, trasparente, rispettoso» con quello che «rimane un interlocutore indispensabile». All’indomani del bilaterale di 90 minuti con Xi Jinping, “piatto” forte della missione in Cina, la premier Giorgia Meloni incontra la stampa italiana per tracciare un bilancio dei faccia a faccia con i massimi vertici del Gigante asiatico.

Fuori la pioggia batte incessante, nell’elegante hotel Regent lo staff della Presidente entra in frizione con i servizi segreti cinesi, rigidissimi con cronisti, cameraman e fotografi assiepati dietro i cordoni rossi. Meloni arriva sorridente, si dice «molto soddisfatta» della missione che per la prima volta l’ha condotta in Cina e rivendica la scelta, assunta nel dicembre scorso e ancora indigesta al governo di Pechino, di abbandonare la Via della Seta.

Meloni vede nel piano d’azione triennale l’opportunità di riequilibrare i rapporti con la Cina

La presidente del Consiglio “vede” nel Piano d’azione triennale firmato in questi giorni un’opportunità per riequilibrare i rapporti con il Dragone: «nessuna giravolta» ma «coerenza», replica alle accuse mosse da Giuseppe Conte, l’uomo che nel 2019 decise di far entrare Roma nella Belt and Road Initiative, unico Paese del G7 ad aver optato per l’ingresso nel progetto faraonico e miliardario deciso da Xi. A cui, assicura Meloni rispondendo alle domande dei cronisti, ha posto con chiarezza la questione del sostegno militare e politico della Cina alla Russia, sollevato con forza da Nato e Ue, «provando a ragionare» con il Presidente della Repubblica cinese «su quali siano gli interessi che ciascuno ha. Io penso che la Cina non abbia alcuna convenienza in questa fase a sostenere la capacità industriale russa». Mentre potrebbe fare la differenza per approdare finalmente a una «pace giusta».

«Spero che ci si renda conto che questa nazione può giocare veramente un ruolo dirimente – sottolinea Meloni -. Il Presidente Xi diceva ieri che la Cina lavora sempre per la convivenza pacifica tra i popoli, ecco mi piacerebbe che si facessero dei passi in questo senso».

La Meloni sulla situazione in Libano

Con i cronisti la premier si sofferma anche sulla situazione in Libano, con gli attacchi dei droni israeliani in risposta al razzo che, sabato scorso, ha ucciso 12 bambini e ragazzi e ferito altre 29 persone a Majdal Shams, nelle Alture del Golan.

«Sono molto preoccupata per quello che sta accadendo – ammette – per il rischio di una escalation regionale, proprio mentre sembrava che ci potessero essere degli spiragli. Ogni volta che ci sembra di essere un po’ più vicini all’ipotesi di un cessate il fuoco accade qualcosa. Significa che ci sono diversi soggetti regionali che puntano a un’escalation» e a «costringere Israele a una reazione. Lo dico anche per invitare Israele a non cadere in questa trappola» rimarca Meloni spiegando di essere in contratto con gli alleati e sottolineando come, anche sulla crisi in Medio Oriente, la Cina «può essere un interlocutore molto importante: sapete dei rapporti solidi che esistono con Teheran, con Riad», osserva.

Meloni e Xi Jinping sul Medio Oriente

Con Xi, Meloni ha parlato anche della polveriera in Medio Oriente. Tra i due, racconta chi ha assistito all’incontro, è subito scattata sintonia, «una certa empatia», evidente anche dagli scatti che hanno immortalato la passeggiata lungo i viali alberati dei giardini della Diaoyutai State House, ma già chiara nel primo faccia a faccia a margine del G20 di Bali, avvenuto tuttavia ben prima che si consumasse lo strappo sulla Bri. Una frattura che Meloni è convinta di poter ricomporre.

Da Pechino la premier conferma i contatti con von der Leyen

Quanto alla situazione interna, sul fronte europeo la premier conferma i contatti con la presidente Ursula von der Leyen per la composizione della Commissione che nascerà. «Non ho fatto i nomi, c’è tempo fino al 30 agosto», dice spiegando che sarà necessaria una valutazione in maggioranza sul nome da mettere sul tavolo europeo in quota Italia. «Me ne occuperò al mio rientro», assicura, negando frizioni con la Ue o un deterioramento dei rapporti.

La lettera indirizzata a von der Leyen sul Rapporto sullo stato di diritto

Anche la lettera indirizzata a von der Leyen sul Rapporto sullo stato di diritto, chiarisce, non era «una risposta alla Commissione Europea o a un momento di frizione» con i vertici Ue, ma «una riflessione comune sulla strumentalizzazione che è stata fatta di un documento tecnico nel quale mi corre l’obbligo di ricordare che gli accenti critici non sono della Commissione Europea».

Meloni e le nomine Rai: «Non ho bisogno di TeleMeloni»

Restando sul tema, la presidente del Consiglio chiarisce che sulle nomine Rai «bisognerà procedere nelle prossime settimane». Qualcuno, nei 20 minuti in cui si snoda il punto stampa, chiede anche se sia vera l’ipotesi di privatizzare viale Mazzini. «Non so da dove nasca», ma «dalle ricostruzioni che ho letto confermo di non aver bisogno di TeleMeloni» assicura la presidente del Consiglio.

Quanto a un’eventuale riforma della governance, «io sono assolutamente laica: non è una riforma che ho fatto io, non l’ho neanche particolarmente difesa, quindi se quelli che l’hanno scritta oggi dicono che è pessima, possiamo parlarne».

L’attacco a Meloni riguardo la libertà di stampa

Su tutto questo si innesta l’attacco che da più parti colpisce Meloni riguardo la libertà di stampa.

Da Pechino Meloni è tornata a parlare della Relazione annuale sullo stato di diritto dell’Unione europea in cui si metteva l’accento sulla poca libertà di informazione del servizio pubblico. Nel rapporto, ha spiegato, «la Commissione Europea riporta accenti critici di alcuni portatori di interesse, diciamo stakeholder: il Domani, il Fatto Quotidiano, Repubblica… Però la Commissione europea non è il mio diretto interlocutore, ma chi strumentalizza quel rapporto che tra l’altro non dice niente di particolarmente nuovo rispetto agli anni precedenti, anche questo varrebbe la pena di ricordare».

FNSI: «l concetto dei “giornalisti anti Meloni” ricorda le liste di proscrizione»

Immediata la replica della Federazione nazionale dellaStampa Italiana. «Il concetto dei “giornalisti anti Meloni” ricorda fin troppo da vicino le liste di proscrizione, una pratica inaccettabile che, purtroppo, ci riporta ancora al punto di partenza: la deriva illiberale che qualcuno vorrebbe far imboccare all’Italia. Come se per fare il proprio mestiere un giornalista dovesse indossare una casacca o farsi mettere un guinzaglio. L’unico obiettivo del giornalista invece deve essere quello di informare liberamente, difendere la libertà di stampa e la dignità del giornalismo».

«Il report Ue sullo stato dell’Unione e il rapporto del consorzio Mfrr non fanno altro che fotografare episodi avvenuti negli ultimi mesi in Italia – tuonano la segretaria generale FNSI Alessandra Costante e il presidente Vittorio Trapani – e che sono stati sotto gli occhi di tutti, compresa l’Unione europea. Non è addossando la responsabilità di quel rapporto al lavoro di alcuni colleghi più sensibili di altri al tema della libertà di stampa, che la politica può sottrarsi dal confronto su ciò che sta accadendo nel Paese, in Rai o anche nelle procedure per vendita dell’agenzia Agi».

La FNSI denuncia il rischio concreto che liste di proscrizione, «di cui mai si è avuta notizia nelle democrazie più forti come Francia, Spagna e Germania o i Paesi del nord Europa», possano trasformarsi in un rischio per l’incolumità personale dei colleghi additati come “giornalisti anti-Meloni”. E anche questo caso sarà portato all’esame dell’Osservatorio sulle intimidazioni ai giornalisti che si riunirà in settimana al ministero degli Interni.

Meloni in Cina: «Il piatto migliore? Gli spaghetti, quelli col brodo»

C’è anche il tempo per una domanda sopra le righe, a cui la premier risponde divertita. Il piatto migliore gustato in questi giorni? «Il salmone» ma «anche gli spaghetti, però non so bene» che nome abbiano«quelli col brodo», aggiunge mimando con la mano il gesto della forchetta.

Meloni lascia Pechino con la figlia Ginevra per andare a Shanghai

Dunque va via con lo staff al seguito e la piccola Ginevra ad aprirle la strada. Meloni sale a bordo di una Dongfen d’epoca per raggiungere il volo che la condurrà a Shanghai, dove domani incontrerà il segretario del Comitato municipale del Partito comunista cinese, Chen Jining. L’imponente vettura nera, con bandierine cinesi in bella vista, è molto diffusa nel Dragone e nota per essere nata nel 1969 per volontà di Mao Zedong come “fabbrica numero Due” a Wuhan, nella provincia dello Hubei.

Della Dongfeng, che in italiano si traduce in un suggestivo “vento dell’est”, si parla da un po’ anche in Italia, perché circolano  rumors di una fabbrica da 100 mila veicoli all’anno pronta a mettere radici nel nostro Paese. Ma se l’ipotesi si verificherà, complice la missione di Meloni da Xi, non è possibile dirlo già oggi. Con i vertici cinesi «ci siamo limitati a definire accordi di cornice – dice Meloni riguardo all’accordo stretto sulle auto elettriche -, poi non sta a noi entrare nel merito delle singole intese che si possono sviluppare, dei singoli investimenti che si possono fare».

La foto postata sui social della premier con la figlia

Intanto, appena approdata a Shanghai, la premier posta sui social una foto che la ritrae con Ginevra al suo arrivo all’aeroporto di Pechino, all’inizio dell’importante missione in Cina, quando insieme, per mano, hanno sceso le scalette dell’aereo. «Ovunque, insieme. Ti amo topolina mia», scrive la presidente del Consiglio nel post che accompagna lo scatto.

 

30 Luglio 2024
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