Bloom
7:51 am, 28 Giugno 24 calendario
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Giusy Ferreri e i Bloom: “Hangover un sogno che si realizza”

Di: Orietta Cicchinelli
Giusy Ferreri
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Giusy Ferreri sogna in Bloom e si prepara a conquistare l’estate con il nuovo album della sua superband: Hangover, fuori da oggi.

Giusy Ferreri e i Bloom

È leader della band, i “neonati” Bloom, produttrice esecutiva, autrice di tutti i testi e di 7 melodie dei 10 brani contenuti nel nuovo album “Hangover”. La lei in questione è la cantautrice (e tanto altro) Giusy Ferreri: 1 disco di diamante e 16 dischi di platino all’attivo dal suo clamoroso esordio nel 2008.

Accanto al suo viaggio in solitaria, segnato da hit come “Non ti scordar mai di me”, “Novembre”, “Il Mare Immenso”, “Ti Porto A Cena Con Me”, “Partiti Adesso”, ha fortemente voluto realizzare il progetto Bloom, super band alternative rock, con Max Zanotti, Roberta Raschellà e Alessandro Ducoli. E a Metro si raccontano così…

Hangover, il primo album di inediti, che disco è?

Giusy: «È un album liberatorio di genere alternative rock e con diverse sfumature rock».

Come nascono i Bloom?
Giusy: «Principalmente era un mio grandissimo desiderio quello di formare una vera e propria band da affiancare al mio percorso artistico solista. Ne ho parlato con Max, un artista che stimo in particolar modo e che ha già all’attivo diverse band alternative rock, e mi ha detto “Okay, facciamola!”. Max poi mi ha presentato Roberta Raschellà e Alessandro Ducoli e tutto è iniziato».

Vi siete presentati al pubblico aprendo il Concerto del 1° Maggio a Roma con “È la verità”: i prossimi passi?
Giusy: «L’obiettivo principale di questo progetto è di suonare live, lo faremo presto… Fino a settembre siamo presi dai nostri impegni personali, io sono in tour con i miei musicisti. Non vedevamo l’ora di iniziare a far sentire le prime canzoni dei Bloom, stiamo già lavorando a nuove canzoni, ma l’obiettivo principale è suonare il disco dal vivo».

A proposito dell’album Hangover

“Mai più” con le sue chitarre e la voce di Giusy fanno pensare a Gianna Nannini…
Giusy: Indubbiamente Gianna è un’artista che stimo in particolar modo, una delle figure rock femminili italiane come poche, una grande icona della musica italiana che ha scritto un repertorio favoloso. Non avevo mai pensato a questo abbinamento su un brano come “Mai più”, anche perché questa è stata la prima base strumentale che ho ricevuto da Max, Roberta e Alessandro e mi hanno dato una bellissima ispirazione. Ho cercato di riassumere nel testo la voglia di sperimentare, di rinascita, la voglia di fare qualcosa di nuovo, di rimettersi in gioco.

Il titolo “Mai più”?
Giusy: «Perché è bello vivere senza rimpianti, senza pensare a quanto il nostro ciclo di vita sia un passaggio breve. Questo mi fa pensare a tantissime persone che sono state accanto a me nel mio percorso di vita, valore prezioso del tempo. Musicalmente, invece, questo progetto condiviso con Max, Roberta e Ale mi ha riportato alle sonorità dei Pearl Jam, dei Soundgarden, di Alice in chains. Avevo in mente più quel mondo, ma sono molto felice del grande paragone con Gianna».

I testi delle canzoni partono dall’osservazione del mondo come tanti stati d’animo.

Quanto c’è di autobiografico?

Giusy: «Su ogni singola tratta c’è tanto di autobiografico, sia a livello di esperienza vissuta, sia in termini di riflessioni sul percorso di vita di ognuno, sul nostro passaggio sulla Terra, sul come cercare di goderselo nel miglior modo o cercare di lasciare qualcosa di bello e di valore. Queste canzoni sono nate nella maniera più spontanea possibile. L’ispirazione mi è arrivata dalle parti strumentali che Max, Roberta e Ale hanno realizzato per me: è come se mi fossi lasciata andare a un flusso di coscienza per scrivere e liberare tutto, esattamente come volevo che arrivasse questo tipo di progetto, in maniera molto viscerale, veritiera, sincera, cruda, riflessiva e introspettiva».

Max: «Ci siamo ritrovati a tirar giù idee a livello embrionale, iniziando da un riff, da un giro di batteria o da una piccola melodia, per poi strutturare una canzone e incominciare ad arrangiarla. Nel momento avevamo una base sufficientemente esaustiva per poterci trovare su un cantato e il testo, la mandavamo Giusy che lavorava sui testi. Poi ci trovavamo tutti in studio e Giusy ci sottoponeva quello che aveva scritto. Quasi per tutti i pezzi non abbiamo dovuto rifare nulla, se non riarrangiare qualcosa per adattare meglio la parte vocale».

L’album sembra quasi un concept… È voluto?

Giusy: «Secondo me è semplicemente capitato.

Max: «Quando scrivi le cose in un periodo relativamente breve, quando di getto butti giù le parti strumentali e il testo, spesso ti ritrovi a parlare sempre nella stessa lingua. I pezzi si assomigliano, quindi, nel concept, ma sono differenti nelle varie sfumature».

La parola Verità, poi, è presente in almeno due canzoni. Siete alla ricerca?
Giusy: «Ho sempre amato essere una persona molto sincera, mi piace prendere le cose di petto e questa trasparenza l’ho avuta sin da quando ero piccina, mi hanno sempre detto che sono una persona molto coraggiosa anche per questo. La verità in “È la verità” è un concetto profondo e sentimentale. A volte si rischia invece di non farsi capire realmente bene sui sentimenti, perché ci si ritrae, ma ciò non significa che non si possa provare qualcosa dall’altra parte. Sono decisioni che si prendono indipendentemente dalle emozioni che possono scaturire da un rapporto o della condivisione delle cose. Invece, la verità che cito su “La vita danza” è un concetto di verità che appartiene all’esistenza, al senso dell’esistenza: la ricerca di una verità, di una strada, di un percorso, di un senso di vita, di un ruolo».

Alessandro: «Secondo me c’è stato un processo creativo vero, nel senso che non abbiamo pensato a strizzare l’occhiolino al mercato o a qualcuno, ma ci siamo concentrati per essere solamente noi stessi. È un disco pieno di verità».

Qual è il pezzo che preferite?

Max: «Il primo che è nato, “Mai più”, di cui avevo un riff di chitarra acustica e poi è evoluto. Ci sono affezionato perché è stato l’embrione da cui è partito tutto».

Giusy: «Si, è stato il brano embrionale, come dice Max, e anche a livello musicale è quello che più si avvicina a quel che stavo cercando dal progetto. Ma amo alla follia ogni singola traccia dell’album, perché l’ho vissuto con istintività e visceralità. Se c’è un brano che sento non proprio come hit estiva, ma che arriva con una potenza travolgente (indipendentemente dalla stagione), è “Rose in velluto dark”».

Roberta: «Il mio pezzo preferito è “La vita danza”, amo il messaggio di forza del testo e la sua sonorità desertica».

Alessandro: «Per quanto mi riguarda, mi piace il progetto nella sua interezza, perché ogni canzone vive di una vita propria ma tutte sono legate ad un concetto a me molto caro: una scrittura viscerale totalmente priva di intenti se non quella di essere pura, nel senso che il bello di fare parte di una band è quello di potete essere se stessi. Perciò in ogni canzone ritrovo una parte di me».

Una musica può fare…

In un’epoca di guerre e violenze, in una società dove l’empatia lascia il posto all’indifferenza, cosa può fare la musica secondo voi?
Roberta: «La musica è un linguaggio, un modo di comunicare e, come qualsiasi forma d’arte, se utilizzata in modo non superficiale ma profondo, è in grado di influenzare gli animi, di sostenerli e di dare forza a chi può averla persa. È un linguaggio fondamentale ed è per questo che è importante ciò che si dice ed il modo in cui lo si fa, soprattutto per le nuove generazioni».

Alessandro: «La musica può diventare motivo di riflessione e può fare qualcosa. Per quanto mi riguarda, la musica è stato un motivo di accrescimento personale: da piccolino, grazie alla musica, mi sono avvicinato a tante altre forme d’arte, non per ultima la poesia. Quando vengono educati i sentimenti in una certa maniera, si allontanano le brutte cose».

Giusy Ferreri: «La musica può essere una bellissima compagna di vita, di viaggio. Se la vivi non solo come ascoltatore, ma anche suonandola e realizzandola, allora diventa un tutt’uno per te. La musica può anche essere consolatoria sotto certi aspetti, così come può dare energia, portare vibrazioni positive. Sicuramente è anche un momento di aggregazione e di unione e per questo vediamo tantissime persone che hanno pensieri totalmente differenti, ma si riuniscono per andare ad ascoltare la stessa musica. La musica ha tantissimi lati positivi. Per me è stata sempre la miglior cura, una medicina ma anche una droga, sia da ascoltatrice, quando ho bisogno di ascoltare i miei artisti preferiti, così quando ho bisogno di sfogarmi e di realizzarla. Questo album, per esempio, è stato per me così liberatorio che lo definisco una mia psicanalisi».

Max: «Léopold Sédar Senghor, poeta senegalese, diceva “Laddove senti cantare fermati. I malvagi non hanno canzoni”».

Giusy Ferreri & Bloom project

Un sogno/progetto che vi piacerebbe realizzare avendone la possibilità?
Alessandro: «Questo dei Bloom è un bel sogno realizzato e inaspettato».

Giusy Ferreri: «Nel sogno di questo sogno già concretizzato c’è la speranza di poterlo realizzare quanto prima, anche in lingua inglese, per cui con degli adattamenti in inglese, e riuscire a portarlo oltre confine italiano».

Max: «È un sogno confrontarsi con un progetto totalmente in italiano e con chi questa musica l’ha un po’ inventata».

Roberta: «Il mio sogno è quello di poter continuare a fare questo ogni giorno: era ciò che sognano da bambina, che sogno da adulta e che credo sognerò per sempre!».

28 Giugno 2024
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