Teatro Milano
12:30 pm, 23 Maggio 24 calendario

Dario D’Ambrosi al Parenti con “La Trota”, in scena solitudine e follia

Di: Patrizia Pertuso
condividi

Dario D’Ambrosi, fondatore del Teatro Patologico, torna a Milano. Stavolta in “versione teatrale”. Dopo avere presentato il film “Io sono un po’ matto e tu?”, dal 28 maggio al 2 giugno, sarà al Franco Parenti con “La Trota”, uno spettacolo storico del Patologico, la compagnia di “mattacchioni”, come li chiama D’Ambrosi stesso, persone con disabilità fisiche o psichiche che da anni fanno teatro.

“La Trota” di e con Dario D’Ambrosi al Franco Parenti

Per “La Trota” D’Ambrosi è solo in scena. È un uomo intento ad aggiustare piatti rotti sparsi un po’ ovunque. Tratta gli oggetti con cura, rivolgendosi a loro come se fossero vivi e, così facendo li anima, tanto da arrivare a confondere la realtà con l’immaginario. L’isolamento in cui vive è talmente forte che l’unico possibile dialogo è quello che sviluppa con sé stesso o con quegli oggetti inanimati che gli sono intorno.

In scena, un uomo ignorato dal resto del mondo, e una trota

Il personaggio che D’Ambrosi interpreta è un uomo che vive al limite della realtà, ignorato dal resto del mondo. Un Altro, per eccellenza. Dopo tanti sacrifici, vista la povertà in cui versa, riesce a comprare un pesce, la trota del titolo, con l’intento di mangiarlo, ma una volta che l’animale riprende vita nel lavandino non riesce più ad ucciderlo, e decide così di trasformare la propria umile e povera casa in un enorme e straordinario acquario scegliendo di andare a vivere nell’acqua insieme alla sua trota, divenuta per lui fulcro esistenziale.

Dario D’Ambrosi porta in scena la solitudine tra realtà e immaginazione

Lo spettacolo affronta il tema della solitudine in modo assolutamente originale, avvicinandolo alla tragedia della follia che fa da contorno a un racconto che, solo nel finale, si fa fantastico e metaforico: l’uomo che voleva mangiare il pesce è, infine, “mangiato” da lui. Perché il mondo folle e bizzarro dei malati di mente offre una grande opportunità: capovolgere il mondo reale.

E questo è il fulcro attorno al quale ruota non solo il lavoro personale di D’Ambrosi – che per “capovolgere” il suo punto di vista si è fatto internare nell’ex manicomio Paolo Pini di Milano – ma anche quello della sua compagnia.

Nel film “Io sono un po’ matto e tu?”, presentato in anteprima assoluta al Torino Film Festival, il regista e attore, in una battuta, dice: «Non gettare mai via il seme di un frutto marcio perché da quello nascerà una pianta bellissima». La pianta bellissima è quel senso di comunanza e rispetto che oggi, troppo spesso, viene dimenticato. E che è in ogni essere umano. Probabilmente anche nella trota, chissà….

PATRIZIA PERTUSO

 

23 Maggio 2024
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo