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12:19 am, 7 Giugno 23 calendario

“Quelle voci sul mio vero padre…”. Il j’accuse di Harry in tribunale contro i tabloid

Di: Redazione Metronews
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Harry ha ricordato gli anni delle voci, circolanti sui giornali, che non fosse il figlio di Carlo ma il frutto di una relazione della madre con il maggiore dell’esercito James Hewitt e ha anche ipotizzato che quei rumors fossero messi in giro per defenestrarlo dalla Famiglia reale. Lo ha detto nella dichiarazione scritta consegnata alla corte, a margine della sua deposizione sul banco dei testimoni, nel processo contro Mirror Group Newspapers.

Harry e il processo

Nella dichiarazione, il duca ha confermato di avere trascorso anni a interrogarsi sulle voci cui James Hewitt, un maggiore dell’esercito, era il suo padre biologico; e ha detto di aver saputo solo nel 2014 che sua madre aveva conosciuto Hewitt dopo la sua nascita. Tra l’altro, un articolo pubblicato da The People nel dicembre 2002 raccontava di un piano per rubare un campione del suo Dna e così accertare di chi fose figlio. «All’epoca, quando avevo 18 anni e avevo perso mia madre solo sei anni prima, storie come questa mi sembravano molto dannose e molto realistiche. Erano offensive, meschine e crudeli. Mi chiedevo continuamente i motivi dietro queste voci. I giornali volevano instillare il dubbio nella gente in modo che venissi estromesso dalla Famiglia reale?”.

Lady Diana

La battaglia in tribunale contro la stampa

A testa alta, a volte con la voce incrinata o troppo bassa, incalzato dall’avvocato della difesa, il principe Harry ha portato in un’aula di tribunale la sua battaglia, ormai radicata, contro i tabloid: ha denunciato l’intrusione della stampa nella sua vita, la miriade di articoli che l’hanno «fatto soffrire», ha accusato la stampa di essere all’origine della fine del rapporto con la sua prima ragazza, Chelsy Davy, di cui era «follemente innamorato». E poi l’affondo: «La stampa ha le mani sporche di sangue. Quanto ne deve scorrere ancora prima che qualcuno fermi questa follia?».

Quinto nella linea di successione al trono, Harry è il primo membro della Famiglia reale a comparire in tribunale in oltre 130 anni di storia, sia pur solo in qualità di testimone. E la stampa britannica sta seguendo con grande attenzione, con dirette live, quanto il duca racconta e le sue accuse.

Re Carlo
Re Carlo

E’ stato un j’accuse pesante, messo per iscritto nella nota di 55 pagine consegnata ai giudici, una dichiarazione – ha precisato- scritta da lui stesso. «Sento sinceramente che in ogni relazione che abbia mai avuto – con amici, fidanzate, la famiglia o l’esercito- c’è sempre stata una terza parte coinvolta, la stampa scandalistica». Il principe ha denunciato la «paranoia» che questo provocò in lui: ha parlato dei suoi giorni a Eton, quando era stato «preso di mira» dai suoi compagni di classe proprio per la copertura dei giornalisti scandalistici. Quando gli amici diventano sospetti, «la tua cerchia inizia a restringersi». «Sentivo che non potevo fidarmi di nessuno, era una sensazione terribile, specialmente perchè ero così giovane».

La stampa scandalistica aveva scelto per lui, l’erede di riserva, un ruolo: a volte era il «principe playboy», altre «il fallito» o «l’imbecille», «l’avvinazzato minorenne», «il tossicodipendente irresponsabile”; e lui, che era ancora un ragazzino, sentiva di dover uniformarsi a quei «titoli e stereotipi», in una «spirale discendente». Il principe, che non ha usato mezze misure, ha fatto anche un’insolita incursione nella politica: come i giornali, il governo britannico «ha toccato il fondo» e la stampa, invece di «incalzarlo», «va a letto con lui». Non vuole che altri passino quello che gli è toccato, per questo il duca di Sussex si è detto «determinato ad andare a fondo una volta per tutte».

Al centro del processo ci sono 33 articoli, pubblicati tra il 1996 e il 2010. Il principe Harry sostiene che i giornalisti del Mirror raccolsero illegalmente le informazioni su di lui, l’editore nega le accuse. E la strategia di Andrew Green, l’avvocato di Mirror Group Newspapers, è apparsa rapidamente chiara, dimostrare che tutte le informazioni fossero in realtà già disponibili con mezzi legali, magari perchè già pubblicate da altri giornali, più spesso perchè assunte da fonti credibili. Cortese, ma implacabile, l’avvocato Green lo ha incalzato senza dargli tregua: gli ha chiesto scusa «senza riserve» per un episodio (che però non fa parte delle denunce di Harry: l’assunzione di un investigatore privato per raccogliere informazioni su una notte trascorsa in nightclub nel febbraio del 2004): «Non sarebbe dovuto accadere e non accadrà mai più». Ma sul resto, sull’accusa che fosse stato intercettato il telefono e la segreteria telefonica di Harry e non solo, è stato fermissimo.

Harry e Meghan

E così i due si sono confrontati, da una parte un principe traumatizzato da ripetute intrusioni che hanno segnato la sua vita; dall’altro, un avvocato che conosce a fondo il caso ed è determinato a difendere il suo cliente. Inevitabilmente dunque il processo è scivolato su un tema più impegnativo: non più la critica generalizzata alla stampa scandalistica, che attira una diffusa simpatia pubblica, ma una discussione specifica punto per punto delle accuse di intercettazione, che sono più difficili da dimostrare. Andrew Green ha interrogato il principe Harry sul nesso causale che si può stabilire tra i vari articoli e le sue denunce, ha cercato di sapere se li avesse letti tutti, come ne fosse venuto a conoscenza (molti risalgono a un periodo in cui era un bambino o adolescente), gli ha chiesto quando avesse avuto il primo telefono cellulare (nel 1998, e alcuni articoli sono del 1996). «Non ricordo», «è stato 20 anni fa», «forse, ma non ne sono sicuro», ha risposto il principe Harry.

7 Giugno 2023
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