Milano
3:57 pm, 18 Ottobre 22 calendario
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A processo il clan degli Oppedisano

Di: Redazione Metronews
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Sarà processato con le accuse di associazione mafiosa, estorsione e altri reati, Michele Oppedisano, 53 anni, presunto boss del clan ‘ndranghetista Pesce, radicato in Brianza, già condannato dopo il blitz `Infinito´ del 2010, nonché nipote di Domenico Oppedisano, “Capo Crimine” della `ndrangheta in Calabria. Lo ha deciso oggi il gup Guido Salvini, a seguito dell’inchiesta dei pm Paola Biondolillo e Sara Ombra sulle «strategie di infiltrazione nel tessuto economico-imprenditoriale» in Lombardia da parte dei clan e casi di «protezione-estorsione» su «un gruppo di promotori finanziari».

Stando alle indagini che avevano portato agli arresti nel 2021, la cosca con capo Oppedisano avrebbe costituito anche varie società, tra cui Mcf e Colmet, con l’aiuto di un avvocato e di un commercialista, che servivano per regolarizzare sulla carta lavoratori stranieri e per emettere fatture false.

Il giudice ha disposto il rinvio a giudizio (processo a Monza il 15 dicembre) pure per altri 5 imputati, tra cui Pasquale Oppedisano, figlio di Michele, anche lui affiliato alla «locale di ‘ndrangheta di Erba», provincia di Como. E ancora Santo Paviglianiti e Aldo Bosina (per autoriciclaggio), già condannato per traffico illecito di rifiuti come amministratore di fatto della Ipb Italia, società che gestiva il capannone di via Chiasserini, a Milano, andato a fuoco il 14 ottobre 2018 con un vasto incendio durato per giorni.

L’incendio del capannone di rifiuti illegali in via Chiesserini

Le minacce che il boss Michele Oppedisano e il figlio Pasquale rivolgevano ai promotori finanziari che avevano preso di mira erano pesanti. Pasquale, non sapendo di essere intercettato, spiegava così a una delle sue vittime di estorsione, le conseguenze di aver chiesto “protezione” al clan: «la protezione non è una presa per c..! La protezione è… sono… le spese … sai cosa vuol dire? Ci sono anche quelli che pagano gli stranieri per andare a fare danni a fare cose… sono gli schiavi… c’hanno i picciotti… no! E quindi uno può avere la storia che vuole…n el mondo si deve guardare!  Se succede qualcosa, devi essere pronto a tutto! e per essere pronto devi avere potere e soldi!».

Il figlio del boss invitava l’interlocutore ad «accantonare una somma a ogni transazione finanziaria conclusa, da corrispondersi mensilmente». E ancora: «con voi potevamo collaborare… non si stabilisce la percentuale al mese… si collabora insieme!». Poi mette in guardia l’interlocutore : «noi calabresi purtroppo siamo… Ogni cosa che succede siamo, siamo nel primo piano… Ormai è così! quindi si devono fare le cose per bene! Bisogna valutare i posti, le cose, persone…, perché basta un attimo! Una cosa sbagliata, per scattare il blitz! … non per voi … per noi!».

Il Festival dei “buoni”

Sempre oggi è stato presentato il Festival dei beni confiscati promosso dal Comune di Milano, che si terrà dal 20 al 23 ottobre con il titolo “Capire la mafia per vincerla”. Ad essere coinvolti saranno cittadini, studenti delle scuole, istituzioni e associazioni che collaborano con il Comune per la gestione delle 216 unità immobiliari che le sono state assegnate.

«Il Festival – dichiara l’assessore al Welfare e Salute, Lamberto Bertolé – è un’occasione importante per raccontare ai cittadini l’impegno di Milano nella lotta alla mafia, a partire dai luoghi che sono stati sottratti al controllo criminale e che si sono trasformati in presidi sociali».

Si parte giovedì 20 ottobre alle 10 al teatro Lirico, in via Larga 14, con l’incontro “Capire la mafia. Milano, Italia”, durante il quale l’assessore Bertolè dialogherà con Nando Dalla Chiesa, docente di sociologia della criminalità organizzata, e con il sostituto procuratore Sara Ombra. L’iniziativa è dedicata alle scuole: saranno infatti presenti 650 studenti di 8 istituti secondari di secondo grado milanesi. Qui il programma completo del festival.

18 Ottobre 2022
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