Liberato
10:30 am, 10 Maggio 22 calendario
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Liberato canta ancora ma resta un mistero napoletano

Di: Redazione Metronews
Liberato
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Stava quasi per passare il 9 maggio senza alcuna notizia di Liberato, che da anni sceglie quella data per ricomparire. Perlomeno con la sua musica, perché il suo volto non lo conosce nessuno. Così come la sua identità. Alle 23:59 invece la foto profilo sui social cambia. La rosa rossa si tinge di bianco e nero ed è tenuta in mano, leggiadra, da una mano. E un copy, semplice, diretto, come al solito. «Liberato canta ancora». La stessa successione di piccoli eventi, indizi, che aveva accompagnato, nel 2019, l’uscita di Liberato. L’album d’esordio che comprendeva i primi singoli distribuiti sulla piattaforma e 5 nuovi brani presentati come 5 parti di un mediometraggio. Naturalmente diretto da Francesco Lettieri, che è parte integrante del progetto Liberato. È colui che ha contribuito in maniera decisiva a crearne iconografia e, di conseguenza, il mito virale.

Anche stavolta i nuovi 7 brani di Liberato sono presentati attraverso cinque videoclip su YouTube, un nuovo mediometraggio che ha già raccolto in una decina di ore quasi centomila views. Lui si scorge solo in qualche sequenza, seduto al pianoforte, ancora protetto dal bomber nero, il cappuccio della felpa a coprire la testa e quella scritta, bianca, Liberato, con il font utilizzato dalla tifoseria del Napoli per gli striscioni.

Liberato resta un mistero

Ancora una volta Liberato rifà il trucco al neomelodico napoletano. Lo spreme fino a ricavarne l’essenza romantica, dalla bellezza antica, mixandola con sonorità ultramoderne. Chi sia Liberato è una domanda che ormai anche il pubblico più affezionato ha smesso di porsi. Si è parlato di Livio Cori, di Davide Panizza, fondatore dei PopX. Del giovane poeta Emanuele Cerullo, chi ha ipotizzato anche potesse essere un detenuto del carcere minorile di Nisida. E chi, addirittura, Calcutta.

Tutte ipotesi probabilmente errate, ma che negli anni, specie all’inizio, hanno gonfiato il mito di Liberato, che quasi certamente è frutto del lavoro di un collettivo. Voci di corridoio dicono addirittura residente all’estero e solo di lontane origini napoletane. Un segreto che ha rischiato di essere infranto quando per ben due settimane il nome di chi gode dei diritti della musica di Liberato era disponibile sul sito della SACEM. Ovvero la SIAE francese, alla quale Liberato ha preferito affidarsi per la riscossione dei diritti relativi al suo lavoro. Forse proprio per mantenere il proprio anonimato. Ma il gioco serve solo a mantenere vivo l’interesse in un’epoca discografica in cui il prodotto che vendi è importante quanto la confezione dentro la quale lo vendi.

Napoli al centro

Ciò che resta invece è un album che si spinge ancora una volta oltre, in un territorio musicale in Italia ancora pressoché sconosciuto, deserto. In una Napoli che, dialetto a parte, rappresenta lo scenario perfetto per le storie senza tempo di Liberato. Una città che riesce ad essere avanguardia pura e allo stesso tempo vintage affascinante, coinvolgente, unico. Ma soprattutto il progetto Liberato toglie quel manto di mistero dai meccanismi della musica attuale, concepita, ideata, prodotta, promossa e venduta in un modo nuovo, che prevede una narrazione pop che vada oltre la musica stessa. Una modalità svilente da un certo punto di vista, specie per chi è affezionato ad un percorso più classico e, soprattutto, fortemente legato al prodotto musica, un percorso che premiava chi la faceva bene e cestinava gli improvvisati; ma che oggi presenta nuove ed eccitanti forme di promozione, di comunicazione, importanti da studiare per capire alla perfezione quali sono i nuovi codici della discografia moderna.

10 Maggio 2022
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