Clima
5:00 am, 6 Dicembre 21 calendario

Hic et Nunc, il clima chiama. Sabato 11 la convention aperta a tutti

Di: Paolo Chiriatti
condividi

Clima, inquinamento e nuovi modelli di sviluppo sono al centro di Hic et Nunc, convention aperta a tutti sabato 11 dicembre nel cuore del Pigneto.

“Hic et Nunc”, il clima chiama. Sabato 11 la convention aperta a tutti

Il 2021 che sta per finire, segnato dalla pandemia e dalla crisi che ne è conseguita, ci restituisce il ritratto di un pianeta malato. E non solo di Covid.

Lo stop forzato dell’industria, dei trasporti e degli scambi tra Paesi per un breve tempo ha lasciato che la Terra respirasse, letteralmente. Non abbastanza da superare questioni cruciali come il riscaldamento globale e cambiamenti climatici.

Ma la quarantena imposta a interi continenti sembra aver restituito una nuova consapevolezza su cosa rischiamo tutti se non si interviene per liberare il pianeta dall’inquinamento.

Da queste premesse nasce “Hic et Nunc”, la convention aperta a tutti che sabato 11 dicembre presso la sala Palatina dell’hotel Roma Aeterna (piazza del Pigneto 9/A) vedrà confrontarsi dalle 10:30 alle 18:30 le menti e le personalità più prestigiose della politica e della cultura per dare impulso alla campagna che i Radicali Italiani portano avanti da mesi a sostegno di un pianeta più vivibile.

Parteciperanno tra gli altri il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, Francesco Rutellli, l’ex premier Romano Prodi, Emma Bonino, solo per citarne alcuni.

Massimiliano Iervolino, segretario dei Radicali Italiani: «Agire subito»

Promotore dell’iniziativa e dell’intera campagna di sensibilizzazione, avviata già da settimane, è il segretario dei Radicali Italiani Massimiliano Iervolino, che a Metro ha spiegato il senso di questa battaglia.

Massimiliano Iervolino

I cosiddetti Grandi della Terra si riuniscono ciclicamente per discutere di clima e di politiche ambientaliste, ma ogni volta non si raggiunge mai un vero accordo. Che contributo può dare una campagna come la vostra?
«È vero, recentemente ci sono stati due G20 e la Cop26 di Glasgow, sui quali hanno pesato i veti di economie emergenti come India e Cina. Ma il solo fatto che ci si sieda intorno a un tavolo per discuterne significa che c’è la consapevolezza che così non si può continuare. L’ambiente e i cambiamenti climatici sono oggi gli unici temi che uniscono le giovani generazioni di tutto il mondo, gli unici per i quali milioni di ragazze e ragazzi scendono in piazza».

E quindi?
Noi abbiamo il dovere di continuare a fare pressioni e di proporre soluzioni. È una battaglia cruciale, se partiamo dalla considerazione che secondo gli esperti interpellati dall’Onu occorre intervenire sul riscaldamento globale entro i prossimi tre anni per evitare un processo irreversibile».

Perché farlo ora, nel momento in cui l’economia sta ripartendo, dopo lo stop imposto dal Covid? Porre veti e ostacoli all’industria non rischia di compromettere la ripresa globale?
«L’Europa per la prima volta ha adottato una politica unitaria di sostegno alle economie con il Recovery Fund, per uscire meglio e presto dalla crisi generata dal Covid. E non è un caso che all’Italia siano destinati circa 70 miliardi di euro per un’economia più sostenibile.

Ha senso investire risorse così ingenti?
Spendere tanti soldi per abbattere i rischi idrogeologici, abbassare il consumo di carbone del 55%, aumentare la produzione energetica da fonti rinnovabili significa evitare di spenderne molti di più per porre rimedi ai disastri causati dai cambiamenti climatici».

Le economie emergenti come India e Cina rimproverano ai Paesi più avanzati di voler porre limiti sulle fonti energetiche più inquinanti dopo aver intossicato il pianeta per decenni. Come se la questione ambientale fosse un modo per mettere le redini alla crescita economica delle nazioni che stanno crescendo.
«Partirei dal presupposto che se non si garantisce la tenuta ambientale del pianeta, non si salverà nessuna nazione. Forse potrebbero cavarsela un po’ più a lungo quelle più avanzate. La politica ha il compito di compensare gli squilibri economici, incentivando anche economicamente il sostegno all’impiego di rinnovabili».

Come?
Penso a strumenti come la detassazione per i prodotti realizzati con metodi sostenibili e a sanzioni per le industrie che non seguono le buone pratiche. Il nostro compito è proporre ipotesi di questo tipo. Sta alla politica metterle in atto.

Spesso i movimenti d’opinione e le campagne legate all’ambiente vengono viste come espressione di una sola parte politica.
È vero, ma vorrei fare un solo esempio per tentare di far capire quanto questa visione è sbagliata. Prendiamo i fenomeni migratori. Oggi a causa delle carestie o delle inondazioni provocate dai cambiamenti climatici ci sono 23, 9 milioni di persone costrette a lasciare i loro Paesi. Sono dati ufficiali forniti dall’Onu. Ecco, fermare il riscaldamento globale significa anche frenare le ondate migratorie che tanto preoccupano le destre, in Italia come in Europa.

6 Dicembre 2021 ( modificato il 7 Dicembre 2021 | 13:39 )
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo