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12:00 am, 3 Settembre 20 calendario

Boomdabash: «Festeggiamo i nostri primi 15 anni»

Di: Redazione Metronews
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MUSICA È tempo di festeggiare i primi 15 anni di onorata carriera per i Boomdabash. E i ragazzi salentini, cresciuti a pane e musica, sudata e suonata, nota dopo nota, presentano “Don’t worry (Best Of 2005-2020)”, una speciale raccolta. In uscita l’11 dicembre, racchiude 22 pezzi, sintesi della carriera della band tra cui le hit “Mambo salentino”, “Karaoke”, “Per un milione”, “Il solito italiano”, “Barracuda”, “Non ti dico no”, e tre preziosi inediti: “Don’t worry”, che dà il titolo al progetto, “Marco e Sara” e “Nun tenimme paura” feat Franco Ricciardi. «La nostra storia è proprio in questo brano che ci mette a nudo come non mai», spiegano. «Siamo quattro ragazzi, venuti dal niente, che sono riusciti a conquistarsi un posticino nel panorama musicale italiano. Nati nella patria della Sacra Corona Unita è facile immaginare come, negli Anni’90, siamo cresciuti: col coprifuoco anche se il covid non c’era. Ora la zona del brindisino può essere legata a cose belle, come la musica, e non solo a fatti di cronaca».
Quanti sacrifici per arrivare!
«Eh sì, una volta, lavorando nella nostra casa in campagna, allestita come studio di registrazione, ci rubarono tutto per sfregio. Fu un duro colpo per quei tempi… Dunque, oggi, eravamo ansiosi di dire quel che siamo fuori dal palco, e da fan della musica napoletana, conosciamo e stimiamo Franco dall’inizio (è popolare, ha la stessa nostra attitudine di quartiere), quindi un feat con lui ci stava bene».
Ma partiamo dal progetto: dove nasce?
«Dalla voglia di regalare qualcosa a chi ci ha seguito: un viaggio, attraverso i momenti più salienti. E dalla voglia di far partecipare anche chi ci ha scoperto da poco, grazie ai tormentoni».
“Don’t worry” è un pezzo molto diverso dal vostro stile.
«Sì, è un inno alla speranza, ed è facile associarlo a quel che succede ora, ma a gennaio era già pronto, poi la pandemia… Lo abbiamo tirato fuori perché canta la voglia di restare con la schiena dritta e lucidi, anche in un momento nero. Persino i fan storici lo hanno apprezzato».
E il singolo “Marco e Sara”?
«Ricorda i primi Boomdabash, ritmi reggae, giamaicani, un ritorno al nostro modo di fare musica delle origini. Il brano è la storia tra due ragazzi di paese che, nonostante le difficoltà economiche, vanno avanti: l’amore e il volersi bene, sono i veri valori a cui aggrapparsi. È uno spicchio del Sud pieno di gente che ha poche prospettive e cerca di sbarcare il lunario. Questo per dire, come sempre, ai giovani che è dura ma bisogna avanzare fiduciosi».
La vostra paura più grande?
«Sicuramente la certezza di doversi preparare al momento in cui le luci del mainstream si spegneranno e torneremo tutti alla dura realtà».
In cantiere per l’estate cosa c’è?
«Abbiamo tanti brani che sono lì a lievitare e l’estate prossima ci sarà il solito tormentone, tranquilli. Ma ora pensiamo all’inverno a uscire da questa situazione, programmiamo il tour».
Il concetto di tormentone vi fa arrabbiare?
«No, è un termine azzeccato. Le hit tormentano anche noi e non solo la gente. Ma non abbiamo mai prodotto un pezzo a tavolino in tal senso: la genuinità è quella che vale e paga».
Il singolo del cuore?
«La nostra bandiera è “Survivor”: ci definisce come siamo, dei sopravvissuti che meritano rispetto. Nei nostri live è sempre posizionata nel finale e richiesta dai fan perché molto intensa. Poi, “A tre passi da te”, cantata con Alessandra Amoroso che per noi è gigantesca; “Un attimo”, col suo video girato nel carcere di Lecce, tra le nostre esperienze più belle. Fa capire che a volte la musica può davvero salvare la vita».
Loredana Bertè, Alborosie, J Ax, Jake La Furia, Clementino, Rocco Hunt, Amoroso…tante le collaborazioni.
«E ci saranno tanti altri amici con cui collaboreremo da febbraio in poi. Vedrete! Gigi D’Alessio? È un amicone e lo stimiamo tantissimo. Quando ci ha proposto il duetto nel suo “Mon Amour” lo abbiamo fatto con entusiasmo e speriamo di poterlo rifare, ma live, con lui al San Paolo: sarà la nostra prima volta in uno stadio».
Boomdabash e le contaminazioni.
«Sono la nostra cifra, anche se siamo stati sempre criticati per questo. Non siamo facilmente catalogabili. Al Festival di Sanremo molti si chiedevano perché eravamo lì. Beh, la nostra storia prescinde dai tormentoni, per 15 anni abbiamo calcato i palchi di tutta Italia».
Sarà un Natale complicato per tutti. Cosa vorreste che gli italiani trovassero sotto l’albero?
«Non sarà un brutto Natale, anzi, avremo la possibilità di apprezzare cose a cui non eravamo più abituati. Negli anni siamo sempre stati concentrati su dove andare e che fare a Capodanno. Quest’anno la cosa che più c’importa è stare con le persone che amiamo. Usiamo questo Natale per darci più tempo e non trascurare i nostri cari, come spesso negli anni abbiamo fatto per lavoro o altro. Per gli italiani? Vorremmo che trovassero la capacità di vedere luce fuori dal tunnel. In questo periodo, tra paure e paranoie, non ci sono tante aspettative: quindi che riescano a pensare positivo! Noi tutti gli anni, per Natale, siamo andati a trovare i ragazzi di un ospedale pediatrico e uscendo abbiamo avuto consapevolezza di quanto fossimo fortunati».
ORIETTA CICCHINELLI

3 Settembre 2020
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