Libri/Tugnoli
6:01 am, 20 Febbraio 20 calendario

Se Sherlock Holmes è il giardiniere

Di: Redazione Metronews
condividi

INTERVISTA Una donna morta in un giardino, trovata da un giardiniere che diventa parte di un’indagine che svelerà i segreti di una valle piemontese dimenticata dal resto del mondo. E’ il giallo di esordio di Linda Tugnoli, “Le colpe degli altri” (Nord, p. 378, euro 16,90) dove al centro c’è la natura che nasconde misteri ma tiene anche nel suo grembo tutte le risposte. 
Perché il detective è un giardiniere?
«Il giardino è una metafora potente, fin dai tempi dell’Eden. È il simbolo del rapporto ambivalente dell’uomo con la Natura: il giardiniere cerca di forzare i limiti del suo materiale vivente, un po’ come in una forma d’arte, ma spesso deve arrendersi di fronte al fatto che è la Natura a decidere. Il giardino è anche parente della scrittura che cerca di coltivare una pagina e ripulirla dalle erbacce, dando ordine a idee che ci arrivano da chissà quale luogo misterioso dentro di noi». 
Alla donna uccisa viene trovata addosso una foglia di ginkgo biloba. La natura ci aiuta a scoprire la verità?
«Anche noi siamo natura, anche se a un certo punto forse siamo saltati fuori dalle leggi evolutive della selezione darwiniana, grazie alla parola, la ruota, l’arte… Ma una parte di noi risponde ancora alle stagioni, al clima, alle maree quindi c’è sempre una verità che si ritrova nella natura».
Lei vive in un casale e si dice che abbia contratto il “bug” del giardiniere. Ci spiega in che cosa consiste questa “malattia”?
«Il giardino, per i veri giardinieri, è un’ossessione. Ora ho riguadagnato un rapporto più equidistante, ma mi è rimasto il ricordo di una passione bruciante… gli inglesi, lo chiamano “garden bug”, come il millennium bug, qualcosa che insomma mette in crisi anche la razionalità».
Come è nata la sua passione per il giallo?
«Nella casa di montagna dei miei nonni, che è anche dove ho ambientato questa storia, c’era una imponente collezione di gialli del primo dopoguerra, con uno spiccato odore di muffa. Quell’odore di carta vecchia per me è ancora l’odore della felicità: mi basta sentirlo e mi ritrovo sdraiata sotto a un melo con Agata Christie, Ellery Queen…».
ANTONELLA FIORI

20 Febbraio 2020
© RIPRODUZIONE RISERVATA