Vincenzo Salemme
6:00 am, 10 Dicembre 19 calendario

“L’augurio per il 2020? Siate soddisfatti”

Di: Redazione Metronews
condividi

TELEVISIONE Il teatro torna in televisione e lo fa con “Salemme… Il bello della diretta”  da domani su Rai2 in prima serata. Primo appuntamento con “Di mamma ce n’è una sola”. Poi, il 18 dicembre, toccherà a “Sogni e bisogni” e il 25 a “Una festa esagerata”. Tutte commedie che saranno trasmesse in diretta dall’Auditorium Rai di Napoli.
Signor Salemme, che fa: mi porta il suo “prim’ammore” in tv?
«E certo! Ci porto tre commedie addirittura in diretta».
Qual è il bello della diretta?
«Si potrebbe pensare che sia io, ma non è così. È il bello del teatro. Le commedie registrate vengono sempre montate; in diretta si manca a curriente da casa lo vedono come vedono se un attore inciampa o si se scuorda una battuta».
La prima è “Di mamma ce n’è una sola” scritta, diretta e interpretata da lei con Maurizio Casagrande. In scena lei veste i panni di una mamma. Assomiglia alla sua?
«La mamma che interpreto è una donna che gestisce molto la vita degli altri. Somiglia alla mia per la grande intelligenza e la personalità prorompente. Lei, mia madre, comunicava attraverso il cibo: le piaceva cucinare e se qualcuno non mangiava finiva in collera».
Se lei fosse padre, avrebbe qualche tratto in comune con sua madre?
«Io sarei un padre ansioso. Lo sono già di mio adesso, ma con un figlio o una figlia sarebbe peggio. Vivrei nell’ansia che si facesse male».
La seconda piece, “Sogni e bisogni”, rappresentata per la prima volta nel 1955, è una vera e propria commedia dell’arte che parte da un presupposto surreale: il distacco di un “attributo” dal corpo del suo padrone. Quali sono i suoi sogni  e i suoi bisogni, Salemme?
«Il sogno è realizzare qualcosa. Ogni sera io mi addormento pensando a cosa farò o a cosa mangerò l’indomani. Perché sono felice di quello che ho. Certo, avrei voluto fare l’astronauta, avrei voluto vivere sempre a New York e conoscere tre lingue – l’inglese, il francese e lo spagnolo. Invece parlo solo il napoletano  e l’italiano. Ma sto bene così».
Dei suoi bisogni che ci dice?
«Il bisogno più grande è stare sereno, in pace con se stessi. È la capacità di stare stare da soli, il bisogno di non aver bisogni, ecco. Spesso veniamo condizionati da ciò di cui sentiamo di aver bisogno e poi, invece, non è così».
Suvvia, non faccia l’asceta: qualche bisogno ce l’avrà pure…
«Certo che l’ho! Ma sono quelli più comuni: il lavoro, un bel piatto di spaghetti, fare l’amore…».
Ok, capito. Torno al teatro. L’ultima commedia è “Una festa esagerata” in cui si racconta il lato oscuro e grottesco dell’animo umano con l’intento di invitare le persone al dialogo e al rispetto reciproci. Ci racconta una sua “festa esagerata”?
«No, per carità! A Napoli si dice “scoppia una festa” e a me già il termine “scoppia” mi spaventa. Sono un solitario, un tipo schivo e anche timido: il divertimento forzato non mi piace. Poi, se il Napoli vince lo scudetto si fa festa dentro».
Per il Napoli non è un momento buonissimo…
«Eh, ma la palla è tuonna! Non sempre va come si vorrebbe, ma ha un allenatore e una squadra stupendi».
A proposito di calcio, cosa ne pensa delle tifoserie estreme?
«Sono contrario ai cori violenti e razzisti perché trovo orribile ogni forma di violenza. Essere un tifoso è come avere il tifo, una malattia. Un po’ come essere geloso».
Lei è geloso?
«Sì».
Senza se e senza ma?
«Non spio i cellulari se è questo che vuole sapere perché anche quella per me è una forma di violenza».
Prima si è dichiarato timido, eppure ha un profilo su Facebook e uno su Instagram…
«Li gestisce una ragazza per mio conto. Di sicuro non sono un influencer».
Che ne pensa degli influencer?
«Penso che oggi c’è molto bisogno di offrire posti di lavoro e finché nascono nuove occupazioni sono dalla loro parte. Per quanto ne so perché io non li seguo questi influencer guadagnano un sacco  e lavora una persona sola. Invece io credo che tutti abbiano diritto a un lavoro».
Per Natale è in teatro. Per Capodanno?
«Pure. Sono a Firenze con un doppio spettacolo di “Con tutto il cuore”».
Un augurio con tutto il cuore per il 2020?
«Che ognuno sia soddisfatto di ciò che ha raggiunto».
PATRIZIA PERTUSO

10 Dicembre 2019
© RIPRODUZIONE RISERVATA