Libri/Mandelli
6:23 pm, 19 Dicembre 18 calendario

Così gli uomini si scoprono “mammi”

Di: Redazione Metronews
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ROMANZI Un papà che cambia i pannolini, prepara le pappe e passa notti insonni. La vita di Francesco Mandelli, conduttore tv, attore e sceneggiatore è cambiata quattro anni fa con la nascita di sua figlia Giovanna che ha ispirato il suo primo romanzo “Mia figlia è un’astronave”, Dea Planeta (p. 362, euro 17), col protagonista Napo, che mette la testa a posto dopo essere diventato papà di Vittoria. Ma che responsabilità si prendono i nuovi padri? Quali sono le istruzioni per l’uso della paternità per le ultime generazioni?
La vita di Napo, piena di eccessi, cambia totalmente dopo la nascita di sua figlia Vittoria. Quanto c’è di autobiografico?
Napo certamente mi assomiglia ma non sono io, non ho mai avuto una vita così movimentata. Lo spunto del libro è comunque autobiografico, la nascita di mia figlia Giovanna, l’ astronave che è arrivata e mi ha portato su altro pianeta.
Cosa significa?
Che non siamo soli nell’universo. Esistono altre forme di vita meravigliose.
Pensava di avere questo istinto da mammo?
Noi uomini non sappiamo di essere “mammi” finché non ce l’abbiamo in braccio il figlio o la figlia. Quando è capitato ho capito che l’ombelico del mondo non ero più io ma lei. Tutti noi oggi siamo molto concentrati su noi stessi. Un figlio ti fa dare il giusto peso alle cose. Rivedi, tutte, dico tutte, le priorità.
Anche il lavoro? I maschi di solito su quello non mollano mai.
Il lavoro è passato totalmente in secondo piano. Io mi sono fermato per 9 mesi in paternità. In quel momento volevo solo stare con mia figlia. Tra l’altro la mia compagna ha un’attività propria e lei, al contrario di me, non poteva fermarsi più di tanto.
L’istinto paterno è uguale all’istinto materno?
Credo di sì. Sono stato figlio di una generazione dove il padre lavorava e la madre stava a casa con i figli. In pratica, poteva permettersi di lavorare solo una persona in famiglia. E questo definiva molto i ruoli. Noi invece oggi viviamo in una società in cui lavora sia l’uomo che la donna, anche perché ognuno di noi ha diritto di sentirsi realizzato, ma in questo modo, dividendoci i compiti, possiamo anche godere del nostro ruolo di genitore appieno.
ANTONELLA FIORI

19 Dicembre 2018
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