Roma/Musica
8:15 am, 18 Dicembre 18 calendario

«Lucio era il mio opposto»

Di: Redazione Metronews
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ROMA «Cosa mi ha lasciato Battisti? Un’eredità di canzoni meravigliose, a me e a tutti voi. Cantate sempre in modo credibile». Parola di Mogol, giovedì al Parco della Musica con Gianmarco Carroccia in “Emozioni”, viaggio fra canzoni e racconti nel mondo di Mogol-Battisti. 
Come nasce il progetto “Emozioni”?
«Da un’idea di Ciarniello, uno degli allievi del Cet, che ho subito appoggiato. Ha una voce che somiglia molto a quella di Lucio e l’orchestra che lo accompagna è molto forte».
Quale è stato secondo lei il momento d’oro della sua collaborazione con Battisti?
«E’ dificile dirlo, è stato un crescendo, abbiamo cominciato con “Dolce di giorno” e “Per una lira”. Molti dicono che l’apice della nostra collaborazione sia stato “Anima Latina”, un disco che in effetti è un capolavoro, ma che non ha avuto il successo degli album precedenti. In quel disco Lucio, in fase di missaggio, aveva abbassato le voci. Gliel’ho fatto notare, dicendo “ma così non si sentono le parole”. “Così chi ascolta farà più attenzione”, mi ha detto. Comunque è un disco che sviluppa temi fantastici. E’ nato dopo un viaggio che abbiamo fatto insieme in Brasile e Argentina».
Cosa ha reso il vostro rapporto così speciale? 
«Il fatto che eravano diametralmente opposti. Lucio era uno che approfondiva tutto, intelligentissimo. in eterna analisi, sprofondato a capire ogni meccanismo. Nel periodo dei rapimenti in Italia andò a vivere in Inghilterra per paura che gli rapissero il figlio. Si iscrisse alla facoltà di matematica a Londra e ci mancò poco che si laureasse. Riusciva in tutte le cose che si metteva a fare. Sapevo che non amava lo sport. Una volta, in inverno, mi invitò al mare vicino Roma a mangiare del pesce. Arrivati lì tirò fuori dalla macchina una muta e un surf. Si mise a fare wind surf con il mare forza 5, stava lì all’orizzonte, su delle onde pazzesche. Aveva una mente matematica. Io invece sono uno letterario, non ho un’intelligenza “verticale” come la sua».
Qual è il motivo per cui non si è più esibito dal vivo? 
«Si è esibito finchè è stato possibile. Poi dopo il ’68 chi non faceva canzoni di protesta passava per reazionario, ci furono contestazioni e incidenti nei palasport, una sera a un concerto fecero piangere De Gregori, non era più possibile esibirsi dal vivo. Un periodo di infiammazione collettiva, una follia, contava solo essere di destra o di sinistra. Abbiamo visto poi nel tempo quanto contino poco certe ideologie».
STEFANO MILIONI 

18 Dicembre 2018
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