«Racconto ciò che siamo, eravamo e diventeremo»
ROMA Il passato di un ‘68 egualitario e rivoluzionario, il presente di una storia deludente che è quella dell’Europa che tutti abbiamo sognato e contro cui sbattiamo la faccia ogni giorno, e il futuro che non si intravede per i più giovani ma che per chi ha qualche primavera sulla spalle può prendere corpo all’improvviso.
Il nuovo film di Robert Guédiguian, “La casa sul mare” (da oggi al cinema, con i suoi attori di sempre, da sua moglie Ariane Ascaride a Gérard Meylan e Jean-Pierre Darroussin) usa il sogno per cucire passato, presente e futuro perché, come lui stesso dice: «I sogni sono una cosa senza cui non possiamo vivere».
I giovani sembrano averne troppo pochi e gli altri?
I giovani, considerando obsolete le ideologie, navigano nell’individualismo. Noi che a quelle ideologie abbiamo creduto cerchiamo di restare fedeli a qualche ideale, ma non è facile. Racconto questa difficoltà, ma anche la voglia di non cedere.
Lo racconta parlando di immigrati e dei loro sogni…
I bambini che compaiono dal nulla cambiamo ogni cosa. Direi che queste persone che fuggono dalla povertà o dalla guerra andrebbero accolte e basta. Attraverso loro l’Occidente potrà rinnovarsi.
Voleva parlare di questo presente?
Certo, ma pensando a come eravamo, a cosa siamo diventati, a cosa ci siamo lasciati alle spalle e, per legare passato e presente, il cinema è perfetto.
SILVIA DI PAOLA
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