Cinema/Il Contagio
8:25 am, 28 Settembre 17 calendario

«Ora sono un debole che non vince mai»

Di: Redazione Metronews
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ROMA  Quando non c’è più distinzione tra il corrotto e il corruttore. Quando tutto affonda in un unico compatto mare di opportunismo e di corruzione mentre un’omologante ipocrisia avvolge ogni cosa. Quando tutto è “contagiato” e non ci sono più buoni o cattivi: ecco, allora siamo qui, nella Roma di oggi, ma anche in molti altri luoghi dove l’amore c’è, ma non basta più. 
Così ritrae la contemporaneità “Il Contagio” di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, tratto dalle pagine di Walter Siti, presentato alla scorsa Mostra del cinema di Venezia e da oggi nei cinema,  interpretato da Vinicio Marchioni,  Anna Foglietta e da un Vincenzo Salemme in inedite vesti. 
La cornice è un palazzo della periferia romana e una cooperativa sociale che, in tre anni, finisce al centro di interessi e traffici dei soliti potenti; i soggetti, coppie ordinarie le cui vite si intrecciano, e i toni quelli della tragedia irrisolta.
Come dice lo stesso Marchioni: «Qui, come nelle pagine di Siti, non si giudicano i personaggi e si sta sempre dalla parte dei deboli che non vincono».
Come il suo personaggio che passa il  tempo in palestra e fa marchette per comprarsi la cocaina? 
Lui si è costruito questo corpo possente per proteggere il bambino che ha dentro, per nascondere la sua vera immagine. Appare come quello di cui tutti si innamorano, ma dentro non ha nulla.
È stato molto duro il lavoro sul suo corpo? 
Ho dovuto lavorare molto per gonfiare i miei muscoli (dovrei essere un ex culturista), oltre sei mesi di lavoro in palestra. Ma ho lavorato molto anche  per superare l’imbarazzo, enorme, di mostrarmi seminudo in gran parte del film e i registi mi hanno spinto a far cose che mai avevo fatto sul set. Spero che lo spettatore percepisca tutto questo. 
SILVIA DI PAOLA   
 

28 Settembre 2017
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