wwworkers.it
9:00 am, 28 Giugno 17 calendario

Gli ingegneri italiani in orbita per pulire lo Spazio

Di: Redazione Metronews
condividi

Wwworkers è la community dei lavoratori della rete, dipendenti o imprenditori che operano con le nuove tecnologie e che si raccontano su wwworkers.it e su Metro  
Un’impresa tutta italiana sta conquistando lo Spazio. Addirittura per ripulirlo. Da Fino Mornasco, paese di diecimila anime nel comasco, è partita l’avventura di D-Orbit, eccellenza mondiale per l’eco-sostenibilità in orbita.
Così trenta giovanissimi ingegneri si occupano di fare pulizia sopra le nostre teste. E tutto questo grazie ad una tecnologia innovativa brevettata. «Siamo specializzati in prodotti e servizi che ottimizzano le fasi iniziali e finali di una missione spaziale, riducendo la complessità dei sistemi e il costo delle operazioni e migliorando la durata e l’affidabilità della missione», afferma Renato Panesi, 40enne laureato in ingegneria aerospaziale all’Università di Pisa, co-fondatore dell’azienda con Luca Rossettini. Entrambi si sono conosciuti a trentacinque anni in Silicon Valley. E da lì poi hanno deciso di fare impresa in Italia. Ora la società è nel comasco con sedi distaccate a Milano, Firenze, Washington, Portogallo.
E se nel 1957 il primo satellite prendeva il volo – si trattava dello Sputnik – oggi a sessant’anni esatti gravitano nello Spazio migliaia di oggetti orbitanti: se ne contano 17mila osservabili anche dalla Terra e tra questi ci sono 4mila satelliti interi, il 30% ancora in attività.
«Con l’aumento sistematico di lanci le orbite si stanno popolando. Noi evitiamo una possibile collisione con un satellite defunto ed estendiamo la vita col nostro dispositivo. Di fatto agiamo sui satelliti che devono ancora essere mandati in orbita installando il nostro dispositivo prima del lancio in modo che in caso di avaria o al termine della propria vita il satellite possa “deorbitare”, ovvero essere rimosso dall’orbita operativa», precisa Panesi. Il dispositivo di D-Orbit si basa su un motore a razzo: il cuore della tecnologia è quindi l’elettronica che gli sta intorno, nonché l’elettronica di terra che consente di far tornare indietro il satellite.
«Ogni collisione provocherebbe detriti che viaggiando a migliaia di chilometri all’ora genererebbero danni pazzeschi. Rimuovendo i satelliti più vicini in modo controllato e attivo sappiamo dove vanno a cadere sulla terra ed evitiamo l’impatto. Oggi questo rischio su zone abitate è minimo, ma se non si interviene potrebbe aumentare», conclude Panesi.
Proprio venerdì scorso 23 giugno D-Orbit ha lanciamo il primo satellite in grado di rimuovere se stesso dall’orbita in modo diretto e controllato. L’Italia è diventata così il primo Paese al mondo a rimuovere un satellite in orbita in maniera diretta e controllata tramite un dispositivo dedicato.
Il lancio è avvenuto dal Satish Dhawan Space Centre in India. «Questo progetto è la dimostrazione che uno spazio più sicuro e pulito è possibile. Il nostro obiettivo è quello di aprire una nuova era nel settore spaziale, caratterizzata da satelliti di nuova generazione che lasciano lo spazio pulito al termine della loro missione, anziché diventare un detrito spaziale».
Lo sviluppo di D-Sat è stato finanziato attraverso il bando europeo Horizon 2020. Accanto al lancio ha preso il volo anche la campagna di crowdfunding: così la parte scientifica della missione sarà parzialmente finanziata dalla rete. Su Kickstarter ciascuno può dare il proprio contributo. E partecipare alla pulizia dello Spazio. 
Giampaolo Colletti
@gpcolletti
 
 
 
 
 
 

28 Giugno 2017
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo