Sicilian Ghost Story a Cannes la favola nera italiana
FESTIVAL Una storia di mafia raccontata come una storia di fantasmi e una ghost story costruita come una storia d’amore. Fabio Grassadonia e Antonio Piazza sono riusciti a incastrare tutto questo, i sogni infiniti di un amore adolescenziale e la follia dei grandi, ma anche i fantasmi di una favola nera e la ferocia di una mafia capace di tenere prigioniero un ragazzino per oltre 2 anni e poi strangolarlo e scioglierlo nell’acido. Il film è Sicilian Ghost Story, ha aperto la Semaine de la Critique e i due registi così lo sintetizzano: «C’è un fantasma e c’è la colpa di un mondo che sopprime i bambini, elementi perfetti per una ghost story che, essendo siciliana, sul piano della realtà non può che essere una favola nera e, sul piano fantastico, non può che essere una storia d’amore». Ed è la prima volta che un film italiano apre la Semaine in questa 1.a giornata di festival in cui corrono in concorso You were never really here di Lynne Ramsay con due uomini, un veterano di guerra e un politico, diversamente coinvolti nel mercato del sesso, con l’interprete d’eccezione Joaquin Phoenix, ma anche l’atteso Happy End del sempre tosto Michael Haneke che, complici Isabelle Huppert e Matthieu Kassovitz, mette in scena la ricchezza cieca della borghesia davanti alla disperata povertà dei migranti di Calais.
Mentre fuori concorso arriva Sea Sorrow, opera prima di Vanessa Redgrave sulla crisi mondiale dei rifugiati; al Certain Regard, Barbara di Mathieu Amalric che segue un’attrice mentre si prepara a trasformarsi in personaggio e alla Quinzaine apre Un beau soleil intérieur di Claire Denis, adattamento di Frammenti di un discorso amoroso con Juliette Binoche e Gerard Depardieu.
SILVIA DI PAOLA
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