Dante: La mia Odissea riflette su Telemaco
ROMA Lei Emma Dante è l’artefice di un’Odissea ispirata e originale, all’Argentina fino al 5 febbraio.
Che lavoro ha svolto sul caposaldo dell’epica greca?
L’ho scelto come oggetto di studio per 23 miei allievi, che sono stati sul progetto 2 anni. L’idea guida era quella di rendere attuale questo capolavoro, privilegiando aspetti “domestici” che spesso messi in secondo piano rispetto alla componente avventurosa.
Perciò ha dato più risalto alla figura di Telemaco?
Sì. Mi interessava far vedere questo bambino che diventa uomo e impara cos’è la vita cercando il padre, attendendo il suo ritorno. Il teatro, tra l’altro, mi ha permesso di far apparire Telemaco e Ulisse quasi come due fratelli invece che padre e figlio, essendo interpretati da due giovani.
Il castello di Itaca sembra il cuore pulsante della storia.
Mi interessava dare al poema un carattere più familiare, anche per far emergere personaggi come Penelope e i Proci che nell’originale rimangono sullo sfondo.
Il senso dell’Odissea oggi?
I classici hanno la peculiarità di porre l’uomo di fronte a interrogativi esistenziali e a vicende umane che non hanno tempo. L’Odissea è metafora del viaggio che è la vita per eccellenza.
DOMENICO PARIS
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