Ada Montellanico /Quintet/JAZZ
4:57 pm, 25 Gennaio 17 calendario

Montellanico: Vi presento la mia Abbey Lincoln

Di: Redazione Metronews
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ROMA «Sono arrivata con la maturità ad Abbey Lincoln, perché non è una cantante di grande spettacolarità, non è connotata per avere un canto virtuosistico, è un’artista di enorme spessore, di contenuti espressi nei suoi testi forti e profondi». Parola di Ada Montellanico, voce storica del jazz italiano, in concerto sabato (ore 21) alla Casa del Jazz. L’artista romana presenterà il progetto Abbey’s Road, dedicato alla cantante Usa scomparsa nel 2010.
Qual è la prima cosa della Lincoln che l’ha colpita?
Il timbro della voce, aspra e toccante a completo servizio dell’interpretazione. Dagli Anni ‘60 in poi, dopo l’incontro col grande Max Roach, la sua musica divenne anche un veicolo importante nella lotta per i diritti civili dei neri. Questo aspetto è importante ancora oggi e nel mio omaggio ha una grande rilevanza. C’è sempre bisogno di denunciare le discriminazioni razziali esistenti al mondo.
Quali sono i suoi punti di riferimento musicali?
Al jazz mi ha avvicinato l’ascolto folgorante di John Coltrane, ho iniziato studiando il sax soprano che poi ho lasciato per il canto. Ho diversi punti di riferimento, da Cecilia Bartoli a John Zorn o Dave Douglas, passando per gli Snarky Puppy, mi piace curiosare e da ognuno prendere qualcosa, ma risento ancora con enorme godimento i grandi del  jazz come Miles Davis, Chet Baker, Bill Evans, tanto per citarne alcuni.
Quanto e come è cambiata la scena jazz del nostro paese?
Negli ultimi anni moltissimo. Noi musicisti siamo diventati molti di più ed è difficile emergere tanto più quando si fa musica di ricerca. Il livello di  preparazione si è alzato, anche grazie alle scuole di musica e a i conservatori, ci sono molti giovani musicisti formidabili che però faticano a trovare spazio. È necessario che le istituzioni investano di più sulla cultura per dare possibilità di ricercare e sperimentare, aspetti fondamentali per il percorso artistico
Gli effetti della crisi che stiamo vivendo si ripercuotono sulla musica?
Molto, ma la miopia istituzionale non arriva a capire che la cultura genera risorse, fa crescere individualmente e come popolo. La musica ha un potere aggregativo enorme, aiuta a stabilire rapporti, a sviluppare socialità, e amore per la bellezza. La cultura deve essere al 1° posto dei programma politici. L’arte sola può aiutare a fermare il disfacimento sociale che stiamo vivendo e che alimenta le pagine di cronaca nera.
Che pensa dei talent show tipo X Factor?
Per i criteri musicali e per il modo di fare e proporre musica adottati dai talent,  giganti come Holiday o Lincoln non sarebbero mai emersi. E ho detto tutto. Lasciamo la tv e usciamo di casa per sentire concerti e sviluppare rapporti umani.
STEFANO MILIONI

25 Gennaio 2017
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