Animali a rischio stop ai cacciatori
Che viviamo in un mondo votato all’autodistruzione per ingordigia, non è più una novità per nessuno ormai. In poco meno di 50 anni, nonostante lo sviluppo potentissimo di una nuova coscienza e sensibilità ecologica in tutto il pianeta, la terra va velocemente deperendo. Per l’inquinamento, il riscaldamento globale, la deforestazione, l’antropizzazione d’interi continenti una volta scarsamente abitati e oggi densamente occupati dall’uomo. Sono poco le aree del mondo non toccate dalle nostre attività distruttive. “L’umanità si è messa in pericolo da sola”, dice l’ultimo rapporto Living Planet del WWF parlando di fauna selvatica: «Quasi tre quinti dei vertebrati sono stati spazzati via dal 1970 al 2014; gli animali di acqua dolce sono diminuiti del 80%, quelli terrestri del 38, mentre gli abitanti del mare sono scesi del 36%». Abbiamo centinaia di specie a rischio d’estinzione che spariranno nel giro soltanto di qualche anno, come gli elefanti, le tigri, i rinoceronti, le grandi scimmie ma anche i piccoli uccelli. Il passero italiano ad esempio, distrutto dall’invasione dei suoi territori, da specie aliene, dall’agricoltura intensiva e dalla caccia. Attività quest’ultima, che come se nulla fosse, un esercito di vecchi zuzzerelloni italici, in barba agli allarmi e alle preoccupazioni mondiali, continua a praticare divertendosi. Appoggiato da una sparuta pattuglia di politici e amministratori, più attenti all’urna che all’ambiente dove crescono i loro figli e i loro amministrati. Fermiamoli, almeno questi, finché siamo in tempo.
UMBERTO SILVESTRI
Giornalista e scrittore
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