TERREMOTO
8:32 pm, 30 Ottobre 16 calendario

Adesso preoccupa l’effetto domino

Di: Redazione Metronews
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ROMA Le certezze scientifiche non sono molte e soprattutto non permettono di escludere nuove forti scosse. Qualcosa si è incrinato nel fragile equilibrio dell’Appennino, innescando un pericoloso domino. Che si muovano singole “tessere” è un bene per evitare lo scossone in blocco, ma allo stesso tempo non si può dire quanto possa durare e sin dove possa arrivare l’effetto. «Ogni volta che si sviluppa un terremoto lungo una superficie di faglia, la zona ipocentrale si scarica (rilassamento) e vengono caricati i volumi adiacenti (lateralmente) alla faglia stessa – spiega l’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr – tali volumi, sottoposti ad un nuovo stato di stress, possono cedere (rompersi) e generare terremoti a loro volta. Sono processi di propagazione laterale della sismicità (contagio) relativamente frequenti in altre aree sismiche della Terra».
Il terremoto si è spostato
Ora sta avvenendo anche nell’Appennino centrale. «Il terremoto – viene puntualizzato – si è spostato da Amatrice verso nord, nell’area di Visso e Ussita, e da questi luoghi nuovamente verso sud nell’area di Norcia, dove il terremoto di Amatrice di agosto si era arrestato. Gli intervalli di tempo tra un terremoto forte e un altro forte adiacente possono essere di anni o decine di anni, ma anche giorni o mesi come vediamo». «Purtroppo – sottolinea l’Igag-Cnr – non siamo in grado di prevedere quando e come tale sequenza sismica andrà a scemare, né possiamo escludere altri terremoti forti come e più di quelli avvenuti fino ad oggi in aree adiacenti a quelle colpite in questi mesi. Va però detto che se da una parte questa sequenza è fortemente preoccupante, dall’altro lato la propagazione laterale fa in modo che si verifichino una serie di terremoti forti ma non fortissimi. Molto peggio sarebbe se tutti questi segmenti della faglia si muovessero insieme generando un terremoto di magnitudo almeno 7».
La cronologia dei terremoti più forti
Quella di domenica mattina è stata la scossa più forte registrata dal 23 novembre 1980, quando la terra tremò in Irpinia (magnitudo 6.5) provocando 2.735 morti. Ma la memoria corre alle ecatombi del 1908 a Messina e del 1915 nella Marsica. Più di recente la cronologia dei terremoti, oltre a quello del 1980, segue otto tappe: 27 luglio 1930 già in Irpinia (magnitudo 6.5 e 1.400 morti), 6 maggio 1976 in Friuli (6.5 e 976 vittime), 13 dicembre 1990 a Carlentini in Sicilia (5.7 con 13 morti), 26 settembre 1997 tra Umbria e Marche (6.4 e 11 morti con danni alla Basilica di Assisi), 31 ottobre 2002 in Molise (5.9 con 30 morti, 27 dei quali bimbi dell’elementare di San Giuliano in Puglia), 6 aprile 2009 in Abruzzo (6.3 e 309 vittime), 20/29 maggio 2012 a Modena (due scosse di magnitudo 5.9 e 23 morti), infine il 24 agosto scorso la scossa di Amatrice (magnitudo 6.2 con 297 vittime).
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30 Ottobre 2016
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