Mafia Capitale, Zingaretti “Su Buzzi parlerò a tempo debito”

ROMA Nicola Zingaretti ha scelto di non parlare nel processo Mafia Capitale. Il presidente della regione Lazio, chiamato come testimone nell’aula bunker di Rebibbia dai legali di Franco Figurelli e di Salvatore Buzzi, dopo aver negato il consenso alle telecamere della Rai di riprendere la sua deposizione, ha deciso, infatti, di avvalersi della facoltà di non rispondere, essendo indagato per corruzione in un procedimento connesso, per il quale la procura ha chiesto l’archiviazione.
Lasciando l’aula bunker di Rebibbia, Zingaretti ha schivato anche i giornalisti presenti, affidando ad una nota stampa le motivazioni della sua rinuncia. «Durante le sue deposizioni nel carcere nell’estate 2015- afferma Zingaretti – il signor Buzzi ha accusato me ed altre decine di persone di aver commesso alcuni reati. Io, appena giornali e tv pubblicarono con grande evidenza questi interrogatori, ho subito denunciato il signor Buzzi ed ora attendo il processo a suo carico».
L’indagine sul palazzo della Provincia che lo vede coinvolto, e per la quale la procura ha chiesto l’archiviazione lo scorso luglio, sarebbe nata proprio dalle parole rese negli interrogatori dall’ex presidente della 29 giugno. Una motivazione, secondo Zingaretti, sufficiente per non sottoporsi alla testimonianza nel processo, dove la stessa Regione Lazio siede fra le parti civili. «Si è determinata una situazione paradossale – prosegue Zingaretti nella nota – in cui sarei stato chiamato a giustificarmi delle false accuse mosse da Buzzi, quando dovrebbe essere lui a spiegarmi perché me le ha rivolte. Ovviamente – conclude Zingaretti – non mi sottrarrò al dovere della trasparenza e dal rendere pubblici tutti i fatti di mia conoscenza. Chiederò di essere sentito come testimone nel processo per calunnia conseguente alla mia denuncia nei confronti di Buzzi». Ma del processo di cui fa cenno Zingaretti, al momento, i legali di Salvatore Buzzi non hanno ricevuto alcuna comunicazione.
MARCO CARTA