Un’Italia sospesa tra passato e futuro
Non abbiamo molte cose di cui vantarci in questo paese. Ammettiamolo che campiamo di rendita con quello che i nostri avi, i nostri progenitori ci hanno lasciato e un Creatore generoso ci ha donato: la cultura, la civiltà, l’architettura, le coste, i monti, il mare, il sole e il clima mite che fanno dell’Italia uno dei paesi più appetibili e gradevoli al mondo dove vivere. Eppure, gli ultimi cinquant’anni li abbiamo spesi per distruggerlo o per tentare di farlo, riuscendoci per fortuna soltanto in parte con l’inquinamento, l’abusivismo, il vandalismo, i veleni della politica, le ingiustizie sociali. L’Italia oggi è un posto ibrido, sospeso tra passato e futuro, che trascura le bellezze antiche che gli hanno regalato nei secoli attenzione, prestigio, potenza, turismo e miliardi in valuta pregiata, e un futuro tecnologico incerto, non programmato. Che corre dietro a una modernizzazione globalizzata quasi innaturale che culturalmente non ci appartiene.
Andrebbero fatte scelte diverse, anche controcorrente che noi continuamente rimandiamo, su come stare dentro i cambiamenti; se attraverso la valorizzazione della storia, della cultura, dell’arte, del buon vivere, del mangiare e curando un territorio irriproducibile come ci avvertono i periodici terremoti, oppure ingaggiando un’ impari competizione con paesi che hanno scelto un altro modello di sviluppo. Io opterei per la prima ovviamente, convinto che il mondo ha ancora necessità di noi, del nostro patrimonio di conoscenze, di bellezza e di saperi antichi e la smetterei di sognare robot, telefonini e avatar. Stordirsi con il fumo del modernismo ipertecnologico non ha pagato e se anche da noi ha fatto arricchire qualcuno, ha però depredato e mortificato le speranze di tutti gli altri, che sono la maggioranza.
UMBERTO SILVESTRI
giornalista e scrittore
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