MAFIA CAPITALE
9:53 pm, 22 Settembre 16 calendario

Mafia Capitale: l’ex vertice Ama: “Mi sentii cacciato”

Di: Redazione Metronews
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ROMA «Alemanno mi chiese di dimettermi, ma io non volevo farlo, perchè non c’era motivo». Al processo Mafia Capitale ieri è stato il turno di Giovanni Hermanin, ex assessore regionale all’ambiente, ma soprattutto ex presidente di Ama dal 2006 al 2008, che ha ricostruito di fronte ai giudici gli ultimi giorni a capo della municipalizzata ai rifiuti, quando l’ex sindaco di centrodestra, dopo aver vinto le elezioni, nel dicembre 2008 gli chiese di lasciare la poltrona. «Gli dissi che non mi andava di essere cacciato. Ma quando si dimisero i consiglieri del cda, tra cui Franco Panzironi, nominato ad l’agosto precedente, lo feci anche io, dato che non c’era più la maggioranza. Uno dei consiglieri, Antonio Passarelli, che si trovava nel cda in quota Rifondazione Comunista, dopo pochi mesi venne messo a capo di un’altra partecipata di Ama. Non so se esistesse un accordo politico fra Rifondazione e Alemanno – ha aggiunto Hermanin rispondendo ad una domanda del pm Luca Tescaroli – ma ci ho pensato più volte».
Di sicuro, ha sottolineato Hermanin, laureato in lettere e filosofia, ma considerato un esperto di temi ambientali, già dai tempi delle giunte di Rutelli e Veltroni, la composizione del consiglio di amministrazione rispondeva esclusivamente a logiche politiche, anche se lo spoil system era di fatto una novità introdotta con il centrodestra. «Il comune di Roma ha avuto giunte di centrosinistra per lungo periodo, solo con Alemanno c’è stato il cambio. Prima non si era mai posto questo problema. Addirittura in Ama nemmeno c’era il cda fino a qualche anno prima».
Nel corso della sua deposizione, Hermanin ha ricordato la sua esperienza a fianco di Giovanni Fiscon, «persona competente che conosceva bene la materia», mentre di Salvatore Buzzi ha raccontato le preoccupazioni quando Alemanno si insediò in Campidoglio. «L’ultima volta che l’ho visto ci siamo incontrati per strada in via dei Fori Imperiali. C’era anche Guarany. Io mi ero già dimesso e loro erano molto preoccupati perchè la linea di Alemanno sembrava quella di voler stroncare i rapporti con la cooperazione sociale».
Storicamente vicino a quella corrente del partito dei Verdi poi confluita dentro il Partito Democratico, «di cui sono tra i fondatori», Hermanin ha rivendicato la sua vicinanza politica a molti dei protagonisti della cosiddetta “sinistra ambientalista” cittadina, legata all’associazione Legambiente, di cui è stato fondatore. Come Mario Di Carlo, ex assessore regionale all’ambiente, Corrado Carrubba, ex commissario Arpa, e il consigliere regionale Pd, Eugenio Patanè, indagato in un altro filone dell’inchiesta Mafia Capitale. «Veniva dai Verdi come me, lo conosco bene, anche se a quel tempo era solo un sostenitore». Al contrario, invece, sul presidente della Coop sociale Edera, Franco Cancelli, indagato nello stesso filone dell’indagine che coinvolge Patanè, i ricordi di Hermanin si sono fatti più nebulosi. «Era una persona che conoscevo, che mi è stata presentata all’interno della politica. Era del Pd, ma non ricordo se la sua coop avesse appalti con l’Ama durante la mia gestione».
MARCO CARTA

22 Settembre 2016
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