MAFIA CAPITALE
10:27 pm, 18 Luglio 16 calendario

Mafia Capitale, assolto Venafro per il caso Cup

Di: Redazione Metronews
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ROMA L’attesa, poi la gioia dopo la sentenza: assolto per non aver commesso il fatto. «Avevo fiducia nella magistratura. Nel mio cuore mi aspettavo finisse così, ma fino a quando uno non lo sente con le proprie orecchie…». Si è chiusa ieri (ed è un duro colpo per l’accusa) l’odissea giudiziaria di Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che lo scorso 11 novembre era stato rinviato a giudizio per turbativa d’asta in uno dei filoni dell’inchiesta Mafia Capitale.
Al contrario, nell’ambito dello stesso procedimento, l’imprenditore Mario Monge, presidente del consorzio Sol.Co., è stato condannato a un anno e 4 mesi e al pagamento di una provvisionale di circa 60 mila nei confronti della Regione Lazio.
Secondo la procura, che per Venafro aveva chiesto due anni e mezzo di reclusione, nell’ottica di un accordo spartitorio con l’ex consigliere regionale Luca Gramazio, l’ex capo-gabinetto avrebbe inserito l’ex direttore delle politiche sociali del Campidoglio, Angelo Scozzafava, (imputato nel maxiprocesso come Gramazio ndr) nella commissione di gara per il servizio Cup, il sistema di prenotazione unico per le prestazioni sanitarie, un appalto multimilionario del dicembre 2014, la cui mancata aggiudicazione, secondo un documento della regione Lazio agli atti, avrebbe quantificato un danno stimabile in circa 3 milioni di euro.
Invece per il tribunale, che lo ha assolto in primo grado, Venafro non ha commesso alcun reato. «Quello che è successo rientra fra i rischi del mestiere – ha commentato Venafro, subito dopo la lettura del dispositivo – Ho sempre sentito la fiducia del presidente Zingaretti, che mi ha mandato un bacio telefonico. Ma non rientro in politica» ha concluso, rispondendo: «questa è l’Italia» ai cronisti che gli chiedevano una riflessione sulle sue vicissitudini lavorative alla luce dell’assoluzione. Mentre Mario Monge non ha potuto nascondere tutta la sua amarezza dopo la sentenza. «Ho la massima fiducia nella magistratura. Sono certo che la verità uscirà fuori».
PAOLO CHIRIATTI

18 Luglio 2016
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