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4:30 pm, 14 Aprile 16 calendario

Addio combustibili fossili per un futuro praticabile

Di: Redazione Metronews
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ROMA Ermete Realacci è presidente onorario di Legambiente, esponente del Pd e presidente della Commissione Ambiente della Camera.
Lei ha dichiarato che, contrariamente a quanto indicato da Renzi, domenica andrà a votare e voterà Sì.
Non posso condividere la scelta del Pd di invitare esplicitamente all’astensione. Il referendum è uno strumento importante per dare voce ai cittadini, in particolare sui temi ambientali.
Perché ha detto che voterà Sì “al di là” del merito del referendum?
La consultazione ha un valore strategico che va oltre un quesito molto limitato. È un’occasione per spingere il Governo verso politiche più decise nel ridurre il ricorso alle fonti fossili per contrastare i mutamenti climatici, come ci chiedono gli accordi internazionali. Questa visione è assente tra i sostenitori del No e fa impressione vedere che molti di loro sono gli stessi protagonisti delle campagne a sostegno del nucleare fatte in passato.
Anche il referendum sulle trivelle ha toccato un nervo scoperto?
Il Governo nello “Sblocca Italia” ha sbagliato – e all’epoca l’ho segnalato con forza – a centralizzare le scelte in materia di estrazione di idrocarburi, eliminando molti dei vincoli esistenti ed enfatizzando le potenzialità economiche e occupazionali. Una prospettiva ideologica ulteriormente indebolita dall’andamento dei prezzi del petrolio. Bisogna però anche riconoscere che è stato ripristinato il divieto di trivellazione entro le 12 miglia e sono state introdotte norme restrittive che non esistono in altri Paesi. Quindi l’iniziativa referendaria ha già avuto sostanzialmente successo e molte delle questioni principali sono state risolte.
Perché secondo lei la vera questione non sono le trivellazioni?
Se vince il Sì saranno progressivamente chiuse le piattaforme già attive nelle 12 miglia che in buona parte estraggono gas, il combustibile fossile meno inquinante, che continueremo ad usare a lungo e sul quale abbiamo tecnologie tra le più avanzate al mondo. Certo non ci saranno problemi a rimpiazzare questo limitato approvvigionamento, ma sono a rischio dei posti di lavoro. Il nodo cruciale però è che tutto ciò avverrà senza ridurre di un metro cubo i nostri consumi interni.
Come intervenire allora sulla strategia energetica?
La riduzione dei combustibili fossili è necessaria per combattere i mutamenti climatici, oltre che per rendere la nostra economia più competitiva su scenari innovativi come quelli delle rinnovabili e accrescere la nostra indipendenza energetica. La via maestra è quella del risparmio, del recupero dei materiali, dell’efficienza e dell’innovazione. Le rinnovabili oggi sono frenate anche da opposizioni spesso a prescindere che bloccano il solare fotovoltaico e quello termodinamico, l’eolico, il biogas, la geotermia, la chimica verde. Cioè proprio le iniziative che riducono concretamente e non a parole il ricorso ai combustibili fossili. Per affrontare la sfida ambientale occorre un’idea ambiziosa e praticabile di futuro. L’Italia deve avere un ruolo di primo piano nella green economy. Di questo bisognerà tornare a parlare dopo il 17 aprile, indipendentemente dal risultato referendario.
LORENZO GRASSI

14 Aprile 2016
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