Il pm senza scorta sfida i clan
GIUSTIZIA «Non avrò mai paura se le istituzioni mi proteggeranno. In questo senso ho già chiesto un incontro con il signor Prefetto onde vincere le resistenze di una grigia burocrazia, cioè le resistenze che la pubblica amministrazione ha ad adottare provvedimenti contingibili d’urgenza».
Così il pm Marcello Musso, già titolare dell’inchiesta sulle aggressioni con l’acido e di procedimenti contro trafficanti di droga, ha risposto giovedì sulla mancata concessione della scorta, dopo la lettera minatoria ricevuta domenica scorsa. Una missiva che, in un italiano stentato, recitava: “cè (sic) l’acido anche per te”.
Musso ha preso la parola prima dell’udienza del processo d’appello a carico di Levato e Boettcher, condannati in primo grado (grazie a Musso) a 14 anni per aver sfigurato con l’acido Pietro Barbini. Il pm aveva chiesto di seguire anche il secondo grado, ma non è stato accontentato.
«Oggi (ieri, ndr) sono qui fuori dall’aula», ha detto, «per far capire a chi mi minaccia che troverà pane per i suoi denti». Le minacce, più che legate al procedimento Levato-Boetcher, sembrano riferirsi al processo Pavone che Musso sta celebrando contro i clan di Quarto Oggiaro.
A loro si è rivolto direttamente: «I narcotrafficanti che acquistavano la coca dalla ’ndrangheta e che si sono dati alla latitanza devono sapere che è un dovere per lo Stato catturarli». Il magistrato ha fatto così riferimento al clan del latitante Francesco Castriotta, condannato a 23 anni (sempre per un’indagine del pm), che comprava droga dal mandamento ’ndranghetista dei Muscatello. METRO
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