Petrolio e affari
7:07 am, 5 Aprile 16 calendario

“Così denunciai i veleni e ne pago le conseguenze”

Di: Redazione Metronews
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ROMA. Non chiamatelo Cassandra. «No, avevo solo le conoscenze, i mezzi e la sensibilità. Ho agito, ne ho pagato le conseguenze, e non me ne sono pentito mai». Giuseppe Di Bello, tenente, un tempo operativo come ufficiale di polizia della provincia di Potenza, oggi lavora in un museo. «Parcheggiato», dice lui. La sua colpa? Aver svolto il suo lavoro e detto la verità. È stato lui il primo a denunciare che dai pozzi petroliferi uscivano anche veleni, e finivano nelle acque di falda e nei terreni. E nei laghi, come il Pertusillo. E aveva raccontato che i rifiuti pericolosi venivano “declassificati” e trattati come non pericolosi dai colossi del petrolio, compreso l’impianto Eni di Viggiano, al centro di uno dei filoni di indagine di Potenza (l’azienda non è indagata e respinge ogni addebito): «Ho subito processi, prima per procurato allarme, poi divulgazione di segreto d’ufficio, ora devo affrontare l’appello, la prossima udienza è venerdì».
Cosa ha fatto di grave?
Nel 2010 ho controllato le acque del lago Pertusillo e ho reso pubblici i dati delle matrici ambientali. C’erano metalli pesanti, idrocarburi, cancerogeni.
Prima denuncia: procurato allarme.
Già,dall’assessore regionale lucano.
Poi però i pesci cominciarono a morire…
E l’accusa si modificò: rivelazione di atti d’ufficio. Ma io quei campionamenti li avevo fatti a mie spese, senza un’inchiesta dei magistrati, facendo esaminare le matrici ambientali da laboratori indipendenti fuori regione. Quali segreti? 
Cosa prova nel vedere confermato ciò che denunciava?
Rabbia. A distanza di anni la mia terra è una terra di veleni e morte, soprattutto a causa dei pozzi di reiniezione: quelli vuoti vengono riempiti di ogni tipo di veleno che finisce nella pancia della Terra fino a quattromila metri di profondità. Ma i rivestimenti sono lesionati e ho trovato cancerogeni nelle terre e nelle acque dei contadini.
Altra denuncia.
Vicino al Tecnoparco di Val Basento a Pisticci, nei pozzi c’erano sostanze cancerogene anche mille volte sopra i limiti. Lei non l’avrebbe denunciato? Per il Tecnoparco, partecipato al 40% dalla Regione, sono io il problema. Pochi mesi dopo la mia scoperta l’Asl ha vietato l’utilizzo dell’acqua. Una cosa è un incidente, un altro è modificare i codici dei rifiuti. Questo è il petrolio in Basilicata.  
STEFANIA DIVERTITO

5 Aprile 2016
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