Maurizio Guandalini
5:35 pm, 4 Aprile 16 calendario

Referendum sulle trivelle Una partita a poker

Di: Redazione Metronews
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Il 17 aprile non andrò a votare.  Il, cosiddetto, referendum sulle trivelle non mi convince, troppo intriso di ragioni e conflitti che sfuggono al tema pregno. Lascio ai referendari tempo e motivi per farmi cambiare idea. Dai primi, pochi, talk, e confronti sulla stampa quotidiana, arrivano solo conferme a non uscire di casa. Deborda un sentiment da teatrino della politica. L’ossessione è quella di votare “sempre e comunque” contro Renzi. Fare sempre e comunque l’esatto contrario del Presidente del Consiglio fino ad attaccarsi, come spugne,  alle dimissioni del Ministro dello Sviluppo Economico, Guidi, con il macabro ballo di petrolio e smaltimento dei rifiuti che poco a che vedere  con le trivelle. Per non parlare dall’ansia di rivalsa dei partiti di opposizione, in primis i Cinque Stelle, fino alla minoranza interna al Partito Democratico. Passando per alcuni presidenti delle Regioni. Diciamolo con franchezza:  questo referendum è una partita a poker su chi deve avere più poteri tra i presidenti di regione e il Governo. Le regioni vogliono contare e, oltre a prendere soldi dalle trivellazioni, stabilire la durata delle concessioni parandosi dietro un presunto vessillo di difesa ambientale del territorio e dei mari (una regolata alle varie politiche regionali per evitare disastri idrogeologici, no?). Ho seguito il Presidente della regione Puglia dalla Gruber, a Otto e Mezzo, su la 7, e mi sono convinto ancora di più che qualcosa tocca. Michele Emiliano – si dice futuro competitor di Renzi alla leadership del Pd –  diceva “il mio mare”, il mare pugliese, spacciando una proprietà che non è sua,  e dei pugliesi in generale.
A parte le questioni di diritto marittimo, nel merito, da queste uscite c’è quello che scrivevo prima, cioè una anomalia di fondo che svuota le ragioni del referendum: alcune deleghe e decisioni della politica energetica nazionale lasciate alle regioni. Non va bene. In nessun paese al mondo la politica energetica è materia federale. Anzi, ancora di più oggi, quando l’energia è questione, addirittura, di sicurezza nazionale. Conflitti di competenze, sovrapposizioni, spazi da occupare sotto i riflettori della politica che relegano in fondo alla lista i valori (anche quello del diritto al lavoro, di quelli che fanno funzionare le trivelle) dell’ambiente.  È un imbroglio dire: vuoi tu le trivelle che inquinano il mare di petrolio? Tutti risponderebbero no, facile. Ma appunto rimaniamo sempre in territori di chi vuole cambiare le carte in tavola senza sporcarsi le mani.
MAURIZIO GUANDALINI, economista e giornalista

4 Aprile 2016
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