Umberto Silvestri
7:20 pm, 15 Febbraio 16 calendario

Gli anglicismi utili a confondere

Di: Redazione Metronews
condividi

Finalmente anche gli studiosi dell’Accademia della Crusca che è la società italiana più importante preposta alla tutela della lingua italiana, si sono accorti di una certa esagerazione nell’uso, soprattutto da parte della classe dirigente,  dei termini anglofoni per definire concetti, azioni e attività che potrebbero essere tranquillamente descritte con vocaboli  esistenti meravigliosamente nella lingua italiana. In questo caso sono stati presi ad esempio i termini “bail in” e “smart working” . Poca cosa certo, ma meglio che niente. In  fondo loro sono studiosi e possono semplicemente segnalare; il compito di educare, imporre, correggere o vietare spetta ad altri, al  Governo e al Parlamento. Ma dubito che faranno qualcosa, perché, con buona pace degli accademici, usare termini  “foresteristici” come li definiscono loro, non è affatto un incidente, un vezzo  o un’imposizione. È politicamente strategico e vuol dire confondere, mischiare le carte, prendere tempo, intimidire,  ma anche far credere, a un popolo che le lingue non le ha mai studiate nemmeno a scuola, che il mondo è troppo complesso per essere governato dai comuni mortali, dai semplici cittadini. La lingua è importante non solo perché descrive la realtà ma anche perché la  interpreta e sono certo che Dante Alighieri, il “Sommo Poeta”, non si sarebbe fatto scrupoli a tradurre “spread”  in “cattiva gestione dei conti” e magari  “Jobs acts” in “possibilità di licenziare facilmente”. E questo ai nostri politici non sarebbe piaciuto.
UMBERTO SILVESTRI
MANAGER E SCRITTORE

15 Febbraio 2016
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo