Caravaggio
7:30 pm, 14 Febbraio 16 calendario

Sgarbi porta a teatro la passione di Caravaggio

Di: Redazione Metronews
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TEATRO La creazione sublime (e la vita dannata) di uno degli artisti maledetti per eccellenza, raccontati da un interprete d’eccezione: dal 15 al 17 febbraio approda sul palco del Teatro Vittoria “Caravaggio” (info: 065781960) di e con Vittorio Sgarbi.
Professor Sgarbi, cosa l’ha spinta a portare Caravaggio a teatro? Ha avuto qualche difficoltà di adattamento nel farlo?
Una buona proposta da parte della produzione, sicuramente. Da parte mia, non considero la scena come un contesto differente da una conferenza stampa o una lezione, quindi non ho avuto particolari imbarazzi. Trovo anzi che il teatro possa essere una dimensione molto coinvolgente per parlare di storia dell’arte.
Michelangelo Merisi è diventato Caravaggio soltanto da pochi decenni. Cosa, secondo lei, ha rallentato il pieno riconoscimento del suo genio?
Di certo il contrasto tra la moralità forte che regnava all’epoca in cui lavorava e la scelta molto coraggiosa di dipingere zingari, delinquenti e tutta una serie di personaggi senza speranza e poco rassicuranti che mal si sposavano con certi cliché intellettuali dell’epoca. A lungo, non gli è stato perdonato.
Si può affermare che il pittore lombardo abbia portato lo spirito umano più profondo all’interno della storia dell’arte?
Caravaggio è stato il pittore della realtà, l’ha raccontato senza sconti, inibizioni. Nei suoi quadri si respira un’essenza tutta terrena, perché era lui il primo ad aver vissuto la vita con uno slancio interamente umano.
Secondo lei, come avrebbe rappresentato l’Italia di oggi?
Parlando di un tale genio, è impossibile dirlo con certezza. Si può affermare forse che il suo modo di raccontare (che in pittura ha avuto il massimo interprete in Mattia Preti), sia stato ben compreso dal cinema. Dal neorealismo, in qualche modo, ma soprattutto da Pier Paolo Pasolini, i cui “ragazzi di vita” hanno una piena consonanza formale e interiore con le figure dipinte da Caravaggio.
Nei quadri dell’artista la morte sembra essere una presenza naturale, che non ha bisogno di essere sublimata o temuta. A pochi mesi dal malore che l’ha portata vicino alla morte, crede di essere riuscito anche lei ad esorcizzarla?
Caravaggio ha sempre vissuto una vita pericolosa, in bilico. Basti pensare alla sua fine e ai dubbi che ancora oggi suscita (come quella di Pasolini, d’altronde). Questo indubitabilmente  lo ha portato a trattare la morte con estrema naturalezza.  La mia esperienza personale? Abbastanza marginale. Per fortuna ho capito in tempo cosa mi stava succedendo.
DOMENICO PARIS

14 Febbraio 2016
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