Quei treni per Mantova freddi e malconci
Titolo della Gazzetta di Mantova: “Al freddo le sulle carrozze per Milano, ci sono sette gradi”. Lombardia caput mundi, si è lasciato andare il Presidente di Regione Lombardia, Maroni, dopo l’annuncio di Mantova capitale della cultura 2016. La città di Virgilio si è conquistata i galloni grazie alla cultura, e al fare, dei Gonzaga e di Maria Teresa d’Austria. Ai politici di centro, destra e sinistra, vogliamo postare un ragionamento per niente qualunquistico ma sostanziato dai “fatti non fatti”. I treni. Per raggiungere Mantova, con il treno, da Milano (da Bologna e anche Verona) è cercare un ago nel pagliaio. Come chi si reca a Matera, capitale europea della cultura nel 2019, dove c’è una stazione ferroviaria nuova, mai finita, senza binari. La Milano-Mantova (e ritorno) è una delle linee più disastrate d’Italia. Parola di Legambiente. Treni in partenza da Mantova con carrozze fredde (altre dei forni dal caldo potente), finestrini che non si reggono e si aprono di continuo, più wc fuori servizio, intasati e sporchi, vetture d’altri tempi. Però sono arrivati i treni nuovi, l’hanno detto quante volte? Giusto per non farlo pesare. Ma, attenti, ci hanno fatto credere che i Vivalto sono treni nuovi: il concept è vecchio e spesso i macchinisti sono impacciati nel guidarli perché prigionieri di incandescenze del mezzo, con porte che non si chiudono, riscaldamento camouflage (butta aria fredda) e altre brutterie del quadro elettrico.
Carrozze gelide e che cadono a pezzi, mai puntuali per la città della cultura
Per chi viene da Bologna, a parte i cambi vari a Modena, spesso inciampa pure lì in treni che perdono pezzi, mai puntuali, basta un nonnulla per bloccare la linea. Su Verona, di buono, ci sono treni di ghigna ma la linea non è il top e i ritardi sono all’ordine del giorno. Aggiungete che su Mantova non passa un treno veloce. Una volta c’era il pendolino, quando l’hanno tolto i politici non hanno detto una parola. Onorevoli, senatori, consiglieri regionali di destra, centro e sinistra – pure gli industriali e altri di contorno – sempre assorti in dibattiti provinciali.
Le ferrovie, con i vertici in travaglio, per il futuro, “promettono” più servizi e concorrenza. Peccato che si dimenticano sempre i treni dei pendolari. Il trasporto regionale, vedi la Lombardia, “promette” investimenti e il nuovo più nuovo che c’è. Annunci solo per giustificare l’aumento del biglietto? Non ci resta che dire grazie a Palazzo Te, casa-vacanza gonzaghesca, al catasto teresiano che ha preservato l’ordine in città, ai vecchi contadini per la zucca dei tortelli e per la sbrisolona. Ai contemporanei mantovani, e non, va l’onorificenza del conte Tacchia.
MAURIZIO GUANDALINI
economista e giornalista, FondazioneIstud
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