Più contante in giro fa bene all’economia
L’OPINIONE Nel 2016 innalzare da 1000 a 3000 euro l’uso del contante è cosa buona e giusta. La “soglia” in uso è solo una punizione che fa perdere tempo alla maggioranza di gente che non evade. Se si lascia che il soldo circoli liberamente almeno risalirà il gettito dell’IVA grazie all’incremento dei consumi. E parte di quel “nero” finora tesaurizzato (accumulato senza investire) tornerà in circolo. Meglio che i soldi prendano aria. Sarà un beneficio per tutti soprattutto in un Paese come l’Italia, a macchia di leopardo, dove la moneta elettronica, la carta di credito ad esempio, è inibita perfino al pagamento del bollo auto (perché le commissioni sono alte), o della corsa del taxi. Ma la soglia all’insù dell’uso del liquido è soprattutto una mossa politica contro il terrore del fisco. Infatti ci convince la nuova filosofia per contrastare l’evasione fiscale, ben espressa dal Premier Renzi: «Basta le gazzelle della finanza fuori dai negozi perché l’uso degli strumenti informatici recuperano molta più evasione di quanta ne recuperi giocando a cane e gatto per le strade». Una stoccata a quelle comparsate con telecamere appresso durante i giorni di Natale nelle località di vacanze, idea cara alla precedente gestione dell’Agenzia Entrate. Noi sosteniamo da sempre che gli incroci delle banche dati – decine e decine – aiutano a scoprire con più efficacia i furbetti.
Unimpresa ha denunciato che i controlli fiscali sono a senso unico: oltre il 90% riguardano partite Iva e microimprese.
La sensazione, che non è poi solo una sensazione, è che il fisco si sia perso nei meandri delle complicazioni e delle scartoffie old style piuttosto di tenere under attack gli evasori. Come ha detto Francesco Greco, procuratore tra i massimi esperti di reati finanziari, Equitalia deve ancora recuperare 682 miliardi di euro. Meglio la burocrazia esercitata sugli errori involontari di tanti di noi che strategie robuste contro sostanziosi bottini. Unimpresa ha denunciato che i controlli fiscali sono a senso unico: oltre il 90% riguarda partite Iva e micro-piccole imprese . Le verifiche tributarie relative alle medie aziende invece corrispondono all’8% del totale.
MAURIZIO GUANDALINI
Economista – Fondazione Istud
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