Quanto sei complicata, Roma mia
ROMA Pijamose Roma. La frase detta attorno al tavolo da gioco ha cristallizzato nell’immaginario collettivo l’espressione torva e imberbe insieme di un ragazzo dai capelli ricci, perennemente scarmigliati, la giacca di pelle che sembrava gli andasse un po’ stretta e quella capacità di diventare leader con una sola frase. Pijamose Roma, per l’appunto.
Ma il ricordo della scena madre della serie cult Romanzo criminale oggi è ingannevole. Perché quel ragazzo è cresciuto, soprattutto artisticamente, e un palco dietro l’altro ha conquistato non soltanto Roma, ma la scena professionale italiana.
Francesco Montanari rimarrà per tutti il Libanese di Romanzo Criminale, il giovane attore che è riuscito nell’impresa di eguagliare l’interpretazione di Pierfrancesco Favino e di rimanere sotto pelle per chi ha amato la serie. Ma oggi Montanari è altro, e in un certo senso oltre.
Sperimenta, duetta, collabora, cavalca palchi a lui più lontani, facendoli propri. È quello che ha fatto con Killer Joe, qualche anno fa al Vascello, e si sta preparando a fare per la stagione autunnale. Lo abbiamo sentito tra una prova e un’altra del suo prossimo spettacolo.
«Adoro il momento delle prove – ci dice – è l’esperimento continuo – ti metti in gioco e ogni volta non è mai lo stesso».
Come ci si libera da un personaggio così popolare e noto come il Libanese?
Ci si libera pian piano. Facendo altro, sommando al proprio volto quello di tanti personaggi Sono stato anche una drag queen… il tempo è galantuomo, basta avere pazienza e non fermarsi mai allo stereotipo che il pubblico ti cuce addosso. Devo tantissimo al Libanese, ma il mio percorso di crescita mi ha fatto andare avanti, incontrando esperienze professionali entusiasmanti.
Cosa bolle in pentola?
Un autunno intensissimo. Dal 22 ottobre all’8 novembre sarò al Teatro Cometa di Roma con Cattivi ragazzi, di Veruska Rossi. Dal 3 al 16 dicembre al Piccolo Eliseo con Giorgio Colangeli ne Il più bel secolo della mia vita, per la regia di Alessandro Bardani e Luigi Di Capua… Due spettacoli molto belli, diversi dal solito, con un grande lavoro sui testi. Le prove mi stanno coinvolgendo tantissimo e sono molto impegnative.
Niente vacanze?
Eh no, quest’anno no.
Avrai vissuto in pieno l’estate romana. In che zona vivi?
Testaccio, un quartiere che amo tanto, perché ancora conserva una dimensione paesana. Si respira un buonumore nell’aria, ci si conosce e ci si saluta tra tutti. È lo spirito di Roma.
Una Roma sempre più difficile da vivere…
Sì. È una Roma complicata. Manca ad esempio la possibilità di spostarsi senza un mezzo proprio. È un deficit di mobilità notevole. Roma non è accessibile ai cittadini a piedi o alle biciclette. Questo ce la fa sentire sempre più lontana dalle altre capitali europee.
Difficile sentirsi europei quando bisogna affrontare disservizi quotidiani che altrove sono stati risolti da anni.
Roma ripropone sempre gli stessi problemi, sembra che solo in Italia certe questioni siano impossibili da risolvere.
Cosa pensi quando torni a casa dopo essere stato all’estero?
Ti viene una rabbia per tutte le potenzialità che sciupiamo. All’inizio hai una grande voglia di fare, di spaccare il mondo. Ma poi sembra che siamo tutti assorbiti in un grande sonno, in una grande rassegnazione. E ricominciamo a lasciare correre le cose come vanno.
È un’analisi quasi spietata…
È il bello e il brutto di Roma insieme. Da una parte la rassicurazione di questo relax che si percepisce nel modo di lavorare, di affrontare le difficoltà. Ma poi può diventare, e spesso lo diventa, lassismo.
Come si vede Francesco Montanari nel futuro?
Con la mia famiglia (il matrimonio è in programma per l’anno prossimo, ndr), più centrato come uomo, e vorrei avere la possibilità di fare cose belle e competitive, che mi arricchiscano spiritualmente e mi facciano crescere. Vorrei contribuire a far crescere il vivaio nazionale, abbiamo tanti talenti e non possiamo permetterci di sprecarli.
E il cinema?
Non lo rincorro. Mi innamoro dei progetti belli: che siano cinema teatro o tv poco importa. Basta che siano arricchenti.
STEFANIA DIVERTITO
© RIPRODUZIONE RISERVATA