Strage
9:20 pm, 9 Aprile 15 calendario

Dopo la strage, paura lacrime e tanta rabbia

Di: Redazione Metronews
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MILANO «Entrato nell’aula vedo un ragazzino giovane, avrà avuto 25 anni freddo, con gli occhi sbarrati, bocca aperta e già bianco. Lo tocco ed era morto. Vado dietro i banchi e ci sono due uomini stesi: uno con gli occhi aperti che si teneva la pancia e un altro disteso. Vado da questo e gli dico: “Come stai, come ti chiami?” “Mi chiamo Davide, ci hanno sparato”.  “Ma questo signore per terra chi è?”. “È mio zio, Giorgio”. Inizio a chiamarlo, lui non dice niente, muove gli occhi, ma era solo uno spasmo». Così l’avvocato Luis Vaghi ha raccontato ai cronisti i momenti  successivi alla sparatoria nel Palazzo di Giustizia, costata la vita a tre persone. Momenti terribili, che, passato lo spavento,  avvocati e magistrati hanno ricordato ieri pomeriggio, commemorando le vittime lasciate a terra da Claudio Giardello nell’aula magna a palazzo di Giustizia, alla presenza del sindaco Pisapia. Oltre alla commozione, tanta  rabbia per un sistema di sicurezza che non ha funzionato: «È incredibile che non ci sia sorveglianza nelle aule penali. Io sono qui da 20 anni e da 15 non vedo un carabiniere in aula a meno che non ci sia Clooney o Corona», ha detto il pm Luca Poniz. Un’accusa alla sicurezza rimarcata anche dal Presidente della Corte d’appello, Canzio: «I sistemi di sicurezza per l’accesso agli uffici di palazzo di Giustizia hanno palesato, oggi, una evidente falla», ha scritto in una nota, «ci riteniamo fortemente determinati a individuare il perché ciò sia potuto accadere».
METRO

9 Aprile 2015
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