ebola
5:55 pm, 3 Dicembre 14 calendario

“Sierra Leone, viaggio verso l’inferno ebola”

Di: Redazione Metronews
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ROMA. Meno 10 alla partenza. Roma – Bruxelles – Dakar – Conakry – Freetown. Una lunga strada per l’inferno. Nemmeno sicuro sia lastricata di buone intenzioni. Miei amici della Sierra Leone mi raccontano delle robe a mezza bocca. Le famiglie chiuse in casa da oltre un mese per paura di beccarsi il contagio uscendo per strada. Una madre che guarda i figli e si commuove non sapendo che straccio di futuro abbiano in dote. Gli ospedali chiusi. Oltre 300 morti tra l’intero personale medico. In modo che adesso non si crepa solo spurgando sangue e vomitando bile e defecando liquidi fangosi. Si muore di parto e di colera e di qualunque bestemmia Dio abbia mai saputo escogitare. La mia paura più grande è di non riuscire. Non saper raccontare. Non illuminare il focus di questo quadro di Hieronymous Bosch dipinto a cielo aperto. Ho paura di essere sopraffatto, di essere preso a schiaffi in faccia dall’orrore, di avere il cuore masticato dalla pietà. Mi chiedo anche che cazzo ci vada a fare. Per quale motivo mi senta in diritto di mettermi a girare un film/documentario, mentre la gente intorno a me sopravvive con meno di un dollaro al giorno, perde il lavoro perché gli investitori esteri scappano a gambe levate, non ha certezza che il mattino dopo non si svegli con qualche linea di febbre. Qualche buontempone ieri annunciava una regressione del virus. Per essere smentito nell’arco di una mattinata da Medici Senza Frontiere. Che, invece che starsene seduti nel palazzo di vetro oppure in una secentesca dimora fiamminga, dalla trincea di resistenza ad Ebola sentenziava che l’epidemia è fuori controllo, i cristiani muoiono come mosche, e nessuno fa niente a parte quei disgraziati delle ONG e quei disperati dei governi locali. Non vogliamo vedere. Non ce ne vogliamo rendere conto. Non ci riguarda. Forse è questo il motivo che mi spinge a imbarcarmi. O semplicemente, è la mia amica Josephine che guarda i figli e si commuove e mi chiede di portarle un litro d’olio. Vai a sapere.
CLAUDIO CAMARCA

3 Dicembre 2014
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