DONNE UCCISE
8:02 pm, 19 Novembre 14 calendario

Femminicidi, il 2013 l’anno più sanguinoso

Di: Redazione Metronews
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Roma Con 179 donne uccise, il 2013 ha rappresentato l’anno “nero” per i femminicidi nel nostro Paese, il più cruento degli ultimi sette, con un incremento del 14% rispetto al 2012. Lo rivela il secondo Rapporto Eures dedicato a questo fenomeno criminale, secondo il quale l’anno passato ha presentato la più elevata percentuale di donne tra le vittime di omicidio mai registrata in Italia, pari al 35,7% delle vittime totali (179 sui 502); mentre nel 1990 le donne uccise erano appena l’11,1% delle vittime totali.
Nel 70% dei casi avvengono in famiglia
Sempre nel 2013, quasi il 70% dei femminicidi è avvenuto in famiglia e il 92,4% per mano di un uomo. Geograficamente il Sud diventa l’area a più alto rischio (75 vittime e una crescita del 27,1% sull’anno precedente), anche a causa del decremento registrato nelle regioni del Nord (-21% e 60 vittime). È però il Centro a presentare l’incremento più consistente (+100%), con il numero di donne uccise che sale da 22 a 44. Il Lazio, insieme alla Campania, presenta nel 2013 il più alto numero di femminicidi tra le Regioni italiane (20). Seguono Lombardia (19), Puglia (15), Toscana (13), Calabria e Sicilia (entrambe con 10 vittime).
Roma è la peggiore
La graduatoria provinciale vede ai primi posti Roma (11 femminicidi nel 2013). In sette casi su dieci (68,2%, pari a 122 in valori assoluti) i femminicidi si sono consumati all’interno del contesto familiare o affettivo, in coerenza con il dato relativo al periodo 2000-2013 (70,5%). Il 66,4% delle vittime di femminicidio familiare ha trovato la morte per mano del coniuge, del partner o dell’ex (81 vittime su 122). Si rileva anche una crescita dell’età media delle vittime (passata da 50 anni nel 2012 a 53,4) che si accompagna ad un aumento della percentuale delle vittime in condizione non professionale (dal 54,8% del 2012 al 58,1%).
È allarme matricidi
«Anche per effetto del perdurare della crisi», si rileva un forte aumento dei matricidi. Spesso compiuti per «ragioni di denaro» o per una «esasperazione dei rapporti derivanti da convivenze imposte dalla necessità». Sono 23 le madri uccise nell’ultimo anno, pari al 18,9% dei femminicidi familiari, a fronte del 15,2% rilevato nel  2012.
A mani nude
Negli omicidi in genere prevale l’uso di armi da fuoco (45,1%) e di quelle da taglio (25,1%). Ma nei femminicidi la gerarchia cambia. La dinamica più ricorrente sono gli omicidi “a mani nude” (28,5%), che sono «espressione di un più alto grado di violenza e rancore». Seguono i femminicidi con armi da fuoco (27,4%) e con armi da taglio (25,1%).
METRO

19 Novembre 2014
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