9:20 pm, 4 Giugno 14 calendario

Confindustria Superati dal Brasile

Di: Redazione Metronews
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Roma. Non si arresta il declino industriale dell’Italia che continua a perdere posizioni nella classifica  dei produttori manifatturieri sotto l’incalzare dei Paesi emergenti. L’allarme è del Centro studi Confindustria (Csc), secondo cui il calo produttivo del 5% registrato tra 2007 e 2013 è costato al Belpaese il sorpasso di India (sesto posto) e Brasile (settimo posto), cresciute rispettivamente nello stesso periodo del 6,2% e dello 0,8%. Dal 2001 al 2013, nel manifatturiero, l’Italia ha visto un milione e 160 mila addetti perdere il lavoro e 120 mila imprese chiudere. Numeri che al presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi (nella foto), appaiono «un bollettino di guerra». Eppure, aggiunge, «qualcosa si comincia a muovere. A conferma della  competitività del settore manifatturiero c’è una capacità molto elevata di competere sui mercati globali. E se per rilanciare il paese, occorre un salto di mentalità, una svolta chiara e decisa  mi pare che si stiano creando le condizioni per tale svolta. Che però nessuno abdichi dalle sue responsabilità. Quel che è successo all’economia italiana negli ultimi venti anni, ha radici antiche nei mali del nostro Paese». L’andamento della produzione manifatturiera italiana appare  slegato dall’andamento internazionale. La  ragione principale di questa anomalia, rileva il Csc, è la domanda interna che in Italia è stata di gran lunga  peggiore rispetto agli altri Paesi. Nelle maggiori economie avanzate, inoltre, sottolinea il Csc, «la politica industriale è tornata a essere utilizzata come leva normale di governo dell’economia, con la stessa dignità di quelle di bilancio e monetaria. Anche in ciò  il comportamento dell’Italia diverge, avendo abbandonato il programma di rilancio industriale avviato nel 2006. Per questo, concludono i tecnici di Confindustria, «sono vitali interventi tempestivi, perché partire in ritardo significa perdere ulteriore  terreno».  E l’Italia non se lo può permettere.
 
Luci e ombre dei mondiali di calcioProprio nel giorno in cui arrivano i dati dell’economia manifatturiera che vedono il Brasile superare l’Italia nel novero dei maggiori produttori  al mondo, la IG, firma del market strategy internazionale, ha deciso di presentare il focus “Brasile 2014, è tutto verdeoro quello che luccica?” per soffermarsi sulle potenzialità economiche della Coppa del Mondo 2014. I risultati? Contrastanti: fanno capire, come in dei settori in cui è necessaria la promozione (turismo), il Brasile avrà un enorme vantaggio dall’organizzazione della Coppa, ma in altri non avrà benefici. Arriveranno aumenti di ricavi pari a 3-4 punti percentuali del Pil anche per settori come il commercio, i trasporti, le infrastrutture e con l’aumento dei ricavi ci saranno opportunità anche per le big italiane installate in quel paese come Fiat, Tim, Pirelli. Lo studio di IG invita le piccole medie imprese italiane ad affacciarsi da quelle parti, anche se si avverte già la possibilità che il saldo tra ricavi e costi possa essere negativo. Il Brasile non riuscirà a trarre benefici duraturi dalla Coppa, a causa del sistema intriso di corruzione e clientelismo e dell’instabilità politica. Poi c’è il malcontento per i rincari del costo della vita ad aleggiare su tutto: potrebbe essere un boomerang in grado di azzerare i benefici economici del torneo.
 
(Francesco Facchini)

4 Giugno 2014
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