Cinema/Codice criminale
7:30 am, 29 Giugno 17 calendario

Negli affetti siamo uguali sia nomadi che stanziali

Di: Redazione Metronews
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ROMA Una famiglia di criminali che terrorizzava e spadroneggiava nella zona inglese delle Cotswold è esistita davvero e il film di Adam Smith, “Codice Criminale”, parte da qui e offre una tostissima interpretazione del veterano Brendan Gleeson, patriarca della situazione, affiancato da Michael Fassbender suo figlio, criminale ma in cerca di redenzione che tenta di fuggire, cioè di salvarsi dalla sua famiglia. 
Fassbender, è questo che l’ha colpita nella storia?
Direi che quello che più ho amato della storia è che si tratta di qualcosa di molto semplice e insieme di molto viscerale, una storia familiare che non è una predica ma è piena di implicazioni sociali. Una storia che per lo spettatore sarà un po’ come uno schiaffo.
È anche una storia di tre generazioni. Pensa che lo spettatore possa in qualche modo ritrovarsi nel film? 
Direi che è qualcosa in cui chiunque può riconoscersi:una famiglia con un padre che vuole restare ancorato alle tradizioni familiari (qui tradizioni criminali) e un figlio che vorrebbe venirne fuori.
Come è stato lavorare con Brendan Gleeson? 
Sono stato un suo fan da quando avevo 15 anni, da lui ho cercato di imparare, di cogliere sul set ogni sfumatura nel suo costruire un personaggio che usa la religione quando gli fa comodo, come molte persone. Per il resto sul set era come stare in mezzo a un’armata Brancaleone e non sempre filava tutto liscio, c’erano anche molte discussioni.
Che vorrebbe che questo film suggerisse allo spettatore? 
Spero che il pubblico capisca che siamo tutti uguali, nomadi o stanziali. Alla fine gli affetti fondamentali si somigliano ovunque. Io spero sempre che dal cinema si possa imparare qualcosa che aiuti a guardare più positivamente la vita. E vale anche per me.
SILVIA DI PAOLA
 

29 Giugno 2017
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