Quella palestra “fantasma” che paralizza la rinascita dello storico Campo Testaccio
Se i giallorossi non stanno vivendo uno dei loro momenti migliori, peggio se la passa il luogo che diede loro i natali: quel Campo Testaccio culla del mito romanista, da troppo tempo in attesa di una seconda vita. Lo scorso giugno, dopo un’operazione di messa in sicurezza attuata dalla Polizia Locale insieme ai Carabinieri (con il ripristino delle chiusure divelte agli accessi, la saldatura delle porte degli spogliatoi e l’attivazione di un servizio di vigilanza privata per evitare insediamenti abusivi) l’assessore capitolino allo Sport, Alessandro Onorato, aveva ribadito: «Fin dal nostro primo giorno il recupero di Campo Testaccio, inattivo dal 2010 e in una condizione di degrado e abbandono, è stata una nostra priorità. È un impianto dal grande valore sportivo, sociale e affettivo».
La lunga attesa di Campo Testaccio
A seguire, la promessa di uno sfalcio dell’erba estivo con pulizia straordinaria e, soprattutto, l’impegno a finalizzare l’iter amministrativo «per rimettere Campo Testaccio a disposizione della città grazie al progetto di partenariato pubblico-privato, presentato dall’attuale concessionario, e che è in fase di valutazione del Dipartimento Sport». Un progetto che l’assessore Onorato auspicava potesse arrivare entro l’anno in conferenza dei servizi.
La palestra che non c’è
Peccato che in mezzo ci si sia messo il capannone abbandonato su via Caio Cestio, destinato a diventare una palestra coperta e polifunzionale anche per dare una sostenibilità economica all’intera operazione. La delibera dell’Assemblea capitolina ha legato insieme i due comparti – campo e palestra – ma quando gli uffici tecnici del Dipartimento Sport hanno messo mano al dossier si sono accorti che l’edificio “palestra” presentava delle «criticità edilizie e patrimoniali». In parole più semplici: il fabbricato non è censito a Catasto ed è privo di qualsiasi titolo urbanistico ed edilizio.
Nella melina della burocrazia
Un vero e proprio “fantasma”, che rende «impossibile avviare le necessarie procedure volte alla riqualificazione del bene e dell’area», come ammettono gli uffici. Così, per l’acquisizione al patrimonio capitolino, è stato avviato il complesso iter amministrativo della dichiarazione di “prevalente interesse pubblico”. Ci sarà da attendere ben oltre i tempi supplementari. E solo dopo potrà essere preso in esame il progetto elaborato dalla Società Sportiva A.S. Testaccio per la riqualificazione e la gestione dell’impianto. «Auspico che il Dipartimento possa attuare il più rapidamente possibile tutti i provvedimenti necessari per sbloccare un intervento molto atteso dai romani e fermo da troppo tempo», ha commentato Ferdinando Bonessio, presidente della Commissione Sport del Campidoglio.
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