Il delitto di Emanuela Orlandi per lo scrittore Pino Nicotri è legato all’ambito familiare
«Emanuela Orlandi non fu rapita. Fu un caso di violenza familiare». Ne è convinto il giornalista e scrittore Pino Nicotri sulla base di nuovi elementi emersi in seguito all’audizione della Commissione d’inchiesta parlamentare costituita per far luce sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. «Credo che sia stato un normale caso di violenza, una prepotenza finita male di un membro del cosiddetto giro amical-familiare – ha detto Nicotri dopo l’audizione che è stata secretata – potrebbe essere stato un amico di famiglia, un cugino uno zio».
Le teorie di Nicotri su Emanuela Orlandi
Secondo lo scrittore, che ha curato diversi libri sul caso Orlandi, le ricerche sul delitto sono state offuscate dalla grande esposizione che la vicenda ha avuto negli anni. «C’è una cosa che taglia la testa al toro – ha detto – se tu metti in giro per tutta Roma il numero di casa tua con i manifesti su un caso come questo, ovvio che si scatena la mitomania, ma non è un complotto. L’ipotesi più semplice è quella che viene eliminata e ricordo che non è mai stata fornita una prova del rapimento, poi tutto il contorno delle telefonate alla fine sono una roba che non serve a niente». Secondo Nicotri, invece, avrebbe avuto un ruolo determinante lo zio della ragazza, Mario Meneguzzi, con il suo alibi sulla giornata del 22 giugno 2023, giorno della scomparsa di Emanuela Orlandi, che potrebbe essere debole.
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