parco nazionale d'abruzzo
5:19 pm, 4 Settembre 23 calendario

Amarena, sopralluogo dei periti in casa dell’indagato. I cuccioli sono vivi, ma si sono separati

Di: Redazione Metronews
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Al via i rilievi affidati ai due periti nominati dalla Procura della Repubblica di Avezzano per fare chiarezza sulla dinamica della morte dell’orsa Amarena nella notte tra giovedì e venerdì scorso.

Le operazioni si svolgono nell’abitazione di A. L., 56 anni, di San Benedetto dei Marsi, indagato per l’uccisione dell’animale. Domani all’Istituto Zooprofilattico di Avezzano è previsto l’esame autoptico sull’orsa, madre di due cuccioli scappati dopo l’uccisione e non ancora catturati benché localizzati.

I cuccioli di Amarena sono vivi, ma si sono separati

I piccoli, di otto mesi, continuano a sfuggire. «Ormai abbiamo capito che si muovono da quest’area al Parco e viceversa. A dimostrazione che il corridoio lo conoscono molto bene: non sono rimasti fermi solo nella zona dove la loro madre è stata uccisa. Questo è un dato molto importante, dimostra che sono indipendenti, non sono sbandati- ha spiegato Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm). E ancora: «Di certo non si nutrivano del solo latte materno: non ce l’avrebbero fatta tutti questi giorni senza mangiare e in questo periodo le montagne sono ricche di frutti». Potrebbero quindi essere già in grado di badare a se stessi. In un comunicato il Parco conferma che i cuccioli si sono separati. «Possiamo confermare che i due conspecifici sono molto mobili e attivi sul territorio, tanto che sono stati avvistati nei dintorni di due centri abitati situati all’interno del perimetro del Parco (a circa 25 Km di distanza da San Benedetto dei Marsi), anche se in momenti diversi. A margine degli aggiornamenti sulle operazioni di ricerca, è importante sottolineare che la loro mobilità è un elemento che fa ben sperare sulle condizioni di salute dei cuccioli e sulla loro capacità di sopravvivenza».

Minacce continue all’uomo che ha sparato

«L’uccisione di Amarena è un gesto da condannare, così come però, è da condannare la gogna mediatica incontrollata che si sta portando avanti in questi giorni nei confronti di chi ha sparato all’orsa, e che ha reso necessaria una pattuglia di scorta di fronte alla casa dell’autore». Così Antonio Cerasani, sindaco di San Benedetto dei Marsi. L’interesse mediatico suscitato dalla morte di Amarena e dalla ricerca spasmodica dei suoi cuccioli ha fatto sì che moltissime persone si recassero sul posto, chi per semplice curiosità, chi con l’intento di vedere con i propri occhi “la casa dell’assassino”.  «A parte qualche caso sporadico, la situazione sembra rientrata, per quanto riguarda questa sorta di pellegrinaggio nelle nostre zone -, prosegue il sindaco – ma continua l’attenzione, soprattutto sui social, nei confronti della vicenda, che ha fatto conoscere il nostro paese in tutto il territorio nazionale, forse anche oltre». Proprio i social sono stati veicolo delle prime offese e minacce di morte nei confronti di A.L., il 56enne che ha sparato ad Amarena: l’uomo è stato costretto a chiudere il suo profilo Facebook per cercare di arginare le offese. «Se anche una sola persona, tra le diecimila che l’hanno minacciato, ha intenzioni serie è chiaro che la scorta serve e servirà forse ancora per un po’», spiega ancora il sindaco, che poi si concentra anche sulla manifestazione organizzata dal Pae (Partito Animalista Europeo) e dall’Associazione Animalisti Italiani. «E’ prevista per domenica 10 settembre, probabilmente arriveranno molte persone qui a San Benedetto dei Marsi, sicuramente ci sarà da tenere alta l’attenzione».

Il Parco nazionale d’Abruzzo parte civile

Il Parco nazionale d’Abruzzo si costituisce parte civile nel procedimento a carico del responsabile della morte dell’orsa. Lo ha deliberato il Consiglio direttivo, che si è riunito per valutare gli adempimenti connessi all’uccisione dell’animale. Il Consiglio, si legge nella delibera, “ringrazia il personale per lo sforzo profuso nel tempo per la conservazione del patrimonio animale del Parco e per l’impegno che metterà nella ricerca dei cuccioli e “invita le amministrazioni del Parco e dei Comuni contigui a rafforzare l’inderogabile impegno comune per la gestione della convivenza possibile tra uomo e natura”. Infine “chiede alla cittadinanza e agli ospiti del territorio di continuare nel proprio impegno per la salvaguardia che solo in pochissimi momenti ha vacillato nei cento anni di storia”.

Pene più severe

Intanto l’Aidaa annuncia una proposta di legge per il reato di “Omicidio di Animali” che vale sia per gli animali domestici che per i selvatici.
«Nel testo tre sono i punti cardine e vale a dire le pene fino a 6 anni di carcere per chi uccide un animale, che arrivano a dieci se la morte è causata in maniera cruenta o a seguito di torture o continui e ripetuti maltrattamenti con sanzioni decuplicate rispetto a quelle attuali, carcere anche per i minorenni e infine la nostra proposta prevede l’arresto differito per i casi più gravi dell’autore del reato».

4 Settembre 2023
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