Ciccio Merolla
12:01 am, 15 Luglio 23 calendario
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Ciccio Merolla: “Contaminazione è la parola chiave”

Di: Redazione Metronews
Ciccio Merolla
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Il pluripremiato team ITACA, fondato da Merk & Kremont, remixa in chiave dance “Malatìa” (in radio dal 7 luglio e già un successo) del maestro di percussioni partenopeo dalla carriera decennale, Ciccio Merolla. Il musicista si racconta a Metro.

Ciccio Merolla quando è stata scritta Malatìa?

«Una notte, saranno state le 3, mi sono imbattuto in questa melodia colombiana di Martina Cargo. Quando l’ho sentita ho pensato, “questa musica è una Malattia”. Il giorno dopo mi sono visto con Lucariello per andare al Carcere di Airola, dove siamo impegnati in un corso di percussioni e rap per i giovani detenuti, e in mezz’ora di autostrada abbiamo scritto il testo: nessuno dei due pensava che sarebbe diventata così popolare».

Perché “Malatia”?
«“A’ Malatia”, per noi napoletani, è più della passione, è un sentimento che ti fa fare cose che non ti convengono, ma le devi fare perché quella è una Malatia! Io, per esempio, sono un malato di suoni: per tutta la vita ho cercato di riprodurre il suono delle notti ai Quartieri Spagnoli, da piccolo non dormivo, mi affacciavo al balcone e ascoltavo il vento che batteva sulle incerate sistemate sui panni stesi per proteggerli dalla pioggia. Il suono del vento è magico: s’infila da sotto, percuote e sibila, si concludeva alle 6 del mattino con le campane di San Martino, per me era un incanto, come ascoltare Bach. Solo dopo ho scoperto che tutto questo era musica. Quindi ho passato e trascorro ancora la vita a cercare di riprodurre il suono di quelle notti. Quando vedo un oggetto, una persona non penso a che cosa serve o chi è ma che suono produce: è una Malatia!”.

A proposito della sua musica e della nuova veste di Malatìa (Capri remix) già pezzo dei record…
«La mia musica è semplice, è pelle e voce, Capri remix è battito, cuore e musica. Quando si ha la fortuna di incontrare persone che hanno la tua stessa dedizione e mirano alla perfezione diventa un continuo del tuo brano. Mi piace chiamarla evoluzione e ringrazio Giacomo Maiolini: lui è stato il fautore dell’incontro, con lo straordinario team di ITACA di Merk e Kremont che si sono fatti contagiare dalla mia Malatia».

Anche un videoclip.
«Nei miei video le location hanno una grande importanza, sono le mie radici la mia terra e io, pur essendo un cittadino del mondo, tengo a far sapere da dove vengo; ci tenevo a vestire il remix con nuove immagini, allargare il campo, dai quartieri si vede il mare, si vede Capri, i suoi faraglioni che per me sono delle divinità mistiche piantate in mare, mi è sembrata la giusta immagine per accompagnare le nuove sonorità del brano che sanno di mediterraneo, di mare, di leggende antiche. Un aneddoto sul set? Il regista Luciano Filangieri, mi ha fatto girare con la barca in movimento, non ho contato il numero delle mie cadute in mare!».

Tutto ciò è un preludio a un nuovo album?
«Non lo so ce lo dirà la musica, intanto sono in ascolto…».

Merolla da cosa si fa ispirare per comporre?

«Sempre e solo da un suono, un andamento, un ritmo e compongo con i miei tamburi».

Quali le influenze musicali?
«Vengo dai Quartieri spagnoli, sono cresciuto tra Mario Merola e Miles Davis, sono pronto e aperto a qualsiasi contaminazione che è la linfa vitale, l’evoluzione della musica e dell’umanità».

A proposito di Ciccio Merolla cosa non è ancora stato detto?
«Che ho una bellissima famiglia, che insieme alla musica sono le due cose per cui vale la pena vivere».

Una musica può fare…

Ma la musica oggi è un mezzo efficace per dare un messaggio?
«Da sempre la musica è il veicolo più potente per far arrivare un messaggio, è essa stessa il messaggio».

Un’esperienza che l’ha segnata in particolar modo?
«Fare musica significa accumulare tante emozioni da condividere con il pubblico. Ho suonato per anni con Enzo Gragnaniello: mi ha insegnato tutto, è un maestro per me. Ho suonato a fine maggio a Piazza Plebiscito con Gigi D’Alessio, ho scoperto un artista immenso, e un uomo di una generosità disarmante».

Cosa ascoltava da bambino?
«I vicoli dei quartieri spagnoli sono un jukebox internazionale: musica americana, italiana, napoletana…».

Ha sentito un’ansia da prestazione per questo suo “ritorno”?
«No. Nessuna pressione. L’unica cosa a cui badare è la musica, lei fa tutto, non sono arrivato né, tanto meno, tornato: sono qui in mezzo a un fiume di suoni e mi lascio portare dalla corrente».

15 Luglio 2023 ( modificato il 14 Luglio 2023 | 15:21 )
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