Musica
11:10 am, 29 Giugno 23 calendario

Turisti non per caso con Niccolò Fabi

Di: Redazione Metronews
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TORINO Metti una domenica torrida di inizio estate, una manciata di visitatori forestieri, tre guide locali e il musicista Niccolò Fabi per le vie deserte di un paesino del canavesano – San Martino Canavese, 850 abitanti e un passato agricolo operaio alle spalle -, intenti a passeggiare e a scambiarsi pensieri e parole. L’insolita alchimia si inscrive nel contesto del progetto Morena Stories, ideato da Silvia Limone in collaborazione con l’associazione culturale TO-Locals, finalizzata a promuovere  un’inedita declinazione di turismo esperienziale che prevede la partecipazione di alcuni membri della comunità locale in veste di guide turistiche.

Niccolò Fabi si racconta tra le narrazioni delle insolite guide turistiche

Mentre si ascoltano le narrazioni di Orfeo, pensionato, miniaturista, consigliere comunale, depositario della storia del luogo, e di Nadia, componente della Filarmonica locale, testimone di memorie più recenti, il pensiero vola alla canzone di Fabi Io sono l’altro: più che un inno all’empatia, un capovolgimento di prospettiva in grado di far implodere il carattere relativo dell’alterità troppo spesso fatta coincidere con la diversità: che cosa succede quando, come in questo caso sono i visitatori a essere gli altri?

Un’equazione che nelle modalità di fruizione turistica convenzionale si tende a dimenticare, appiattita nella rappresentazione dei visitati come “gli altri”, “i diversi”, spesso ammantata di un’aura di seducente esotismo.

A passeggio con Niccolò Fabi tra pensieri e parole

Lungo il cammino che da San Martino conduce al santuario della SS.ma Trinità, in un alternarsi di boschi e radure che si percorrono insieme, in un tempo sospeso, accompagnati dalla guida ambientale Linda, c’è spazio per uno scambio libero di pensieri e parole e per conversazioni più strutturate, orchestrate dal moderatore Stefano Pandolfini. Se, come si dice, un cane finisce con l’assomigliare al proprietario e viceversa, lo stesso sembra valere per Fabi e il suo pubblico, partecipe ma rispettoso: dalle chiacchiere spontanee dei bambini, alle timide domande dei partecipanti, la musica, scritta, suonata, ascoltata come filo conduttore.

Fabi, dal palco di Agliè al bosco di San Martino

Quello che all’inizio appariva come un connubio surreale, nel corso del cammino, finisce con l’apparire naturale. Il passaggio di Niccolò Fabi dal palco di Agliè dove si è esibito la sera precedente al bosco di San Martino in meno di ventiquattro ore risponde al suo desiderio di stabilire una relazione più intima con chi, da molti anni, vede in lui «un compagno fedele di alcune fasi difficili e dolorose della vita, non certo dei momenti festosi o delle gite al mare»; un pubblico che «in questi anni ho imparato a conoscere, non solo in modo astratto, ma fisico. Spesso conosco i volti e talvolta i nomi» e nei confronti del quale «sento una sorta di responsabilità».

«Spesso conosco i volti e talvolta i nomi del mio pubblico»

L’idea di una corrispondenza tra modalità di porgere le sue canzoni e la ricezione del pubblico è un assunto spesso ribadito da Fabi, tradotto nella formula matematica Meno per meno che dà il titolo al suo ultimo album: attraversare il dolore nelle sue differenti declinazioni produce un effetto catartico che si innesca quando le componenti negative si moltiplicano generandone una positiva.

Ascoltandolo ripetere questo mantra viene in mente il termine Nuyileq, una delle quaranta parole che gli Yup’ik dell’Alaska usano per definire la neve e che letteralmente significa “ghiaccio che si è rotto e comincia a espandersi, pericoloso camminarci sopra”: un significato e un’avvertenza racchiusi in poche lettere. Anche le canzoni di Niccolò Fabi contengono un significato, un’emozione e insieme le istruzioni per l’uso, un archivio a cui attingere nei diversi momenti della vita, non solo in quelli dolorosi e critici come lui stesso ama ribadire.

Ognuno ne fa un uso diverso: d’altra parte «il bello delle canzoni è che una volta scritte appartengono ad altri, rotolano in molteplici direzioni, nella curva di uno stadio o nelle parole di un rappresentante politico (il riferimento è a Elly Schlein, ndr): Non sono più le tue, le devi lasciare andare».

«Quello che scrivo adesso è il frutto delle scelte che ho fatto»

Nel corso della passeggiata c’è spazio anche per uno sguardo al passato: «prima dei 29 anni  – racconta Fabi riferendosi all’età del suo esordio – la mia scrittura era “pura” perché non destinata all’ascolto. La prima canzone la scrissi nel 1980. Nell’inferno dei 29 anni c’era più leggerezza, oggi c’è più consapevolezza. Ma, in realtà, quello che scrivo negli ultimi 8-10 anni assomiglia di più ai miei 14 anni: è il frutto delle scelte che ho fatto. Sento di essere stato coerente».

«Non so se pubblicherò mai un nuovo disco»

Si continua a camminare e lo sguardo di Fabi stavolta si rivolge al futuro: «dopo questi due mesi trascorsi a suonare da solo con un piano e una chitarra, mi conosco, quando tornerò avrò voglia di fare qualcosa con altri, a lato, non più al centro, magari suonando il basso ma non cantando». E ancora, spingendosi più in là, alla richiesta ironica di Pandolfini di dedicare una canzone, nel prossimo disco a chi, come lui, è senza capelli, Fabi risponde ridendo: «non lo posso promettere visto che, ad oggi, non so se pubblicherò mai un nuovo disco». Parole che risuonano con quanto già annunciato il 29 novembre  scorso quando presentò l’ultimo album in Santeria a Milano: «in questo momento pensare a un disco di inediti mi sembra una montagna da scalare anche se ormai, da 15 anni, ho sempre la sensazione che ogni disco possa essere l’ultimo».

E per far comprendere meglio l’attuale stato d’animo, Fabi ricorre a una metafora culinaria: «sono seduto a una tavola meravigliosamente apparecchiata. Ho mangiato e bevuto bene e sono qui, incerto se ordinare un ammazzacaffè e godermi il momento o prendere atto che è giunto l’ora di iniziare a sparecchiare».

L’arrivo al santuario della SS.ma Trinità

La passeggiata è finita. La meta raggiunta. Il gruppo è arrivato al santuario della SS.ma Trinità, immerso nel bosco e affacciato sulla pianura eporediese. Un luogo che enfatizza la sacralità laica di un cammino che ha visto riunirsi musica, cultura e natura per sottolineare – qualora ve ne fosse bisogno – la bellezza dei luoghi e l’unicità delle persone, alla scoperta di qualcosa che superi l’io per affacciarsi su un noi nel quale i paesaggi, anche quelli più nascosti e “segreti”, rientrino in una visione artistica a tutto tondo.

S.B.

29 Giugno 2023
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