Istat
6:52 pm, 26 Giugno 23 calendario

L’Italia è un paese di vecchi: 187 anziani ogni 100 giovani

Di: Redazione Metronews
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La diminuzione della fecondità, l’innalzamento della vita media e il tendenziale invecchiamento della popolazione fanno dell’Italia un ambiente poco accogliente per i giovani, ormai in netta minoranza. Nel 2022 l’indice di vecchiaia registra 187,6 anziani ogni cento giovani. Lo dice l’Istat nella nuova edizione di Noi Italia. Segnali positivi si registrano per la dinamica migratoria, in aumento rispetto al 2020. La fecondità, in calo da diversi anni, nel 2021 aumenta lievemente (1,25 figli per donna), mentre l’età media al parto sale a 32,4 anni ed è fra le più alte in Europa. La speranza di vita alla nascita, nel 2022, è di 80,5 anni per gli uomini e di 84,8 per le donne. Dopo il netto calo delle nozze nel 2020, a causa della pandemia, nel 2021 i matrimoni celebrati sono 180.416, l’86,3% in più, rispetto all’anno precedente. Nel 2021, separazioni e divorzi hanno registrato un aumento rispettivamente del 22,5% e del 24,8%, rispetto all’anno della pandemia. 

Istat, l’8,5 % della popolazione residente è straniera

Al 1° gennaio 2022, in Italia, la popolazione residente ammonta a 59.030.133 individui. Nel 2021, alle conseguenze dirette e indirette della pandemia da Covid-19 sulla dinamica demografica osservate nel 2020, si aggiungono gli effetti recessivi dovuti al calo delle nascite. Il decremento della popolazione residente (-0,3% rispetto all’anno precedente) è dovuto in larga misura alla dinamica naturale. Segnali positivi si registrano per la dinamica migratoria, in aumento rispetto al 2020. In Italia, al 1° gennaio 2022, risiedono circa 5 milioni di cittadini stranieri, che costituiscono l’8,5% della popolazione residente. L’83,8% dei cittadini stranieri residenti in Italia si concentra nel Centro-Nord. I cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia, all’inizio del 2022, sono circa 3 milioni e 561 mila. Nel 2021, rispetto all’anno precedente, i nuovi permessi di soggiorno rilasciati sono stati più del doppio (+127%). Nel 2022, il tasso di disoccupazione dei cittadini stranieri (12,0%) è superiore a quello dei cittadini italiani (7,6%).Nel 2022, il tasso di occupazione degli stranieri (64,2%), nonostante la crescita più intensa, risulta ancora inferiore a quello degli autoctoni (64,9%).

Istat: più ragazze laureate di ragazzi, ma non basta

È più bassa rispetto alla media Ue (4,9%) la spesa pubblica per istruzione in Italia (il 4,1% nel 2021). Nel 2022, la quota di adulti tra i 25 e i 64 anni con, al più, la licenza media, è stimata al 37,4%. La quota è maggiore nella componente maschile (40,1%), rispetto a quella femminile (34,8%). Ma  la percentuale dei 30-34enni con un titolo di studio universitario è del 29,2%. Il divario di genere è molto ampio e in questo caso a favore delle femmine (35,5%, rispetto al 23,1% dei maschi). Nel 2022, la percentuale di giovani d’età tra i 18 e i 24 anni che ha abbandonato precocemente gli studi è dell’11,5%. Nel Mezzogiorno, l’incidenza raggiunge il 15,1%. Sempre lo scorso anno, i Neet (i giovani che non lavorano e non studiano) sono stimati al 19,0% della popolazione d’età tra i 15 e i 29 anni. Nel Mezzogiorno, l’incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord.

Sale l’occupazione

In Italia, nel 2022, il tasso di occupazione nella fascia d’età tra i 20 – 64 anni sale al 64,8% (+2,1 punti percentuali, rispetto al 2021), superando il livello del 2019 (63,5%). Si conferma un forte squilibrio di genere: 19,8 punti percentuali a sfavore delle donne (55,0% a fronte del 74,7% dei coetanei uomini). La crescita dell’occupazione ha riguardato anche i lavoratori dipendenti a termine: la loro incidenza sale al 16,8% (+0,4 punti, rispetto al 2021), con una quota più alta nel Mezzogiorno (22,9%). Contemporaneamente, si registra una lieve riduzione degli occupati part-time, la cui incidenza scende complessivamente al 18,2%, ma con forti differenze fra maschi (8,3%) e femmine (31,8%). Il tasso di disoccupazione, nel 2022, è diminuito di 1,4 punti, rispetto al 2021, scendendo dal 9,5% all’8,1%, con differenze fra la componente femminile e maschile (rispettivamente 9,4% e 7,1%).

Poveri 5,6 milioni di persone

Nel 2020, il reddito familiare netto medio annuo è di 32.812 euro, ma la metà delle famiglie non supera i 26.597 euro. La distribuzione del reddito a livello regionale mostra forti differenze: Campania e Calabria sono le Regioni dove la diseguaglianza, misurata in termini di concentrazione del reddito, è più elevata, mentre nelle Regioni del Nord prevale una maggiore uniformità. Nel 2021, la povertà assoluta permane sugli elevati valori raggiunti nel 2020, anno di inizio della pandemia da COVID-19, coinvolgendo il 7,5% delle famiglie (1,9 milioni) e il 9,4% degli individui (circa 5,6 milioni) residenti. I minori colpiti dalla povertà assoluta sono 1 milione 382 mila, appartenenti a 762 mila famiglie.

Femminicidi, nel 58,8% dei casi il killer è il partner

La maggior parte degli omicidi delle donne si consuma in famiglia e nel 58,8% dei casi, l’assassino è il partner o l’ex partner; nel 25,2% un altro parente. Per gli uomini, invece, solo il 4,3% degli omicidi avviene all’interno della relazione di coppia attuale (3,8%) o passata (0,5%), e nel 16,8% è opera di un altro parente; per il 15,2% dei casi, si tratta di persone conosciute, mentre, nel 43,0%, non risulta alcuna relazione tra autore e vittima.

Istat certifica il calo della spesa sanitaria

In Italia, nel 2020, la spesa sanitaria pubblica è di gran lunga inferiore rispetto a quella di altri Paesi europei. A parità di potere di acquisto, a fronte di 3.747,2 dollari per abitante spesi in Italia nel 2020, Olanda, Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda, Lussemburgo e Svezia superano i 5 mila dollari, mentre la Germania, con i suoi 6.939 dollari per abitante, si conferma al primo posto per spesa pro capite. Il confronto europeo evidenzia che, in Italia, nel 2021, la quota di spesa sanitaria privata sulla spesa sanitaria complessiva (pubblica e privata) è uguale al 24,4%, vicina alla quota osservata per l’Austria (23,6%). Il Paese in cui i contributi della spesa privata sono maggiori è il Portogallo (36,0%); tutti gli altri Paesi dell’Ue presentano quote inferiori al 30% e i contributi minori si registrano per la Germania (14,0%).

Siamo il Paese più motorizzato d’Europa

Nel 2021, con 675 autovetture ogni mille abitanti, l’Italia è fra i Paesi a più alto tasso di motorizzazione dell’Unione europea. E’ quanto emerge dalla pubblicazione ‘Noi Italia’ dell’Istat. Nel 2021, in Italia, si reca al lavoro con i mezzi pubblici solo il 7,9% degli occupati, a fronte di un 71,6% che utilizza l’auto privata. A seguito della ripresa della circolazione dopo la pandemia da Covid, nel 2021, sono tornate ad aumentare in modo consistente le vittime della strada con 2.875 morti e un incremento del 20% rispetto al 2020. Aumenta, sempre per la ripresa della mobilità, il tasso di mortalità stradale (morti in incidente stradale per milione di abitanti), passando da 40,3 vittime nel 2020, a 48,6 nel 2021.

 

26 Giugno 2023
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