caso amara
5:31 pm, 20 Giugno 23 calendario

Rivelazione di segreto d’ufficio, Davigo condannato a un anno e 3 mesi

Di: Redazione Metronews
condividi

Piercamillo Davigo, ex consigliere del Csm, imputato per la rivelazione di segreto d’ufficio sui verbali secretati resi alla procura di Milano dall’avvocato Piero Amara sulla presunta esistenza della loggia Ungheria, è  stato condannato a un anno e tre mesi. Lo ha deciso il Tribunale di Brescia (collegio Spanò-Macca-de Nisi). La Procura aveva chiesto una condanna a un anno e quattro mesi con la sospensione condizionale della pena.

La sentenza accoglie la richiesta della pubblica accusa che aveva chiesto la condanna per aver preso dalle mani del pm milanese Paolo Storari – assolto in via definitiva al termine del processo abbreviato – i verbali segreti di Piero Amara, in cui l’ex avvocato esterno di Eni ha svelato l’esistenza della presunta associazione massonica. Le dichiarazioni furono rese da Amara in cinque interrogatori, tra il 6 dicembre 2019 e l’11 gennaio 2020, nell’inchiesta sul cosiddetto falso complotto Eni, di cui Storari era uno dei titolari insieme alla collega Laura Pedio. Una consegna avvenuta a Milano nell’aprile 2020, da stessa ammissione di Storari, a casa di Davigo a cui fu data una chiavetta con gli atti secretati per poter denunciare la presunta inerzia a indagare da parte dei vertici della procura milanese – in particolare dall’allora procuratore di Milano Francesco Greco e dall’aggiunto Pedio – sull’ipotetica loggia Ungheria di cui avrebbero fatto parte personaggi delle istituzioni e delle forze armate, oltre che due componenti del Csm in carica in quel momento.

La condanna a Davigo

I giudici hanno riconosciuto all’ex consigliere del Csm le circostanze attenuanti generiche e la continuazione tra i diversi episodi di rivelazione a una decina di persone che gli ha contestato la Procura di Brescia con i pm Donato Greco e Francesco Carlo Milanesi, coordinati dal procuratore capo Francesco Prete.

Davigo dovrà anche risarcire con 20 mila euro Sebastiano Ardita, l’unica parte civile nel processo in cui il magistrato in pensione era imputato per la rivelazione di segreto d’ufficio sui verbali secretati resi alla procura di Milano dall’avvocato Piero Amara sulla presunta esistenza della loggia Ungheria.

I legali

“Faremo appello”. Sono le sole parole che Davigo ha riferito – al telefono – al suo avvocato Francesco Borasi che lo ha avvertito della condanna. “Faremo appello dopo aver letto le motivazioni, mi rimane nel cuore una profonda tristezza”, ha commentato Francesco Borasi, uno dei difensori di Piercamillo Davigo.

“Era l’unica sentenza possibile nel rispetto della legge, davanti a un reo confesso non si poteva far finta di niente”, ha affermato l’avvocato Fabio Repici, che ha tutelato gli interessi dell’ex consigliere del Csm Sebastiano Ardita parte civile nel processo bresciano che ha visto la condanna dell’ex magistrato Piercamillo Davigo per rivelazione del segreto d’ufficio rispetto ai verbali in cui Piero Amara ha svelato i nomi dei presunti appartenenti alla fantomatica loggia Ungheria. Per il legale “c’è stato un tentativo di golpe ai danni del Consiglio superiore della magistratura e il consigliere Ardita era stato visto come uno dei pochi ostacoli” contro cui scagliarsi. “Oggi bisognerebbe ringraziare Ardita per aver mantenuto la dignità dell’Organo di autogoverno della magistratura, senza un ruolo nel quadriennio e senza l’impegno di pochi altri di tutela delle istituzioni, oggi probabilmente se quella operazione fosse riuscita ci troveremmo davanti a una giustizia più sbandata” conclude Repici.

 

20 Giugno 2023
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo