Roma tra infortuni, campionato e finale: Mourinho fa il punto
Roma, Mourinho conta i giorni (sei) che mancano alla finale di Europa League con il Siviglia. A Trigoria non sono giorni facili, tra infortuni ed attesa.
Roma tra infortuni, campionato e finale: Mourinho fa il punto
«A questo punto l’aspetto più difficile da gestire è la partita di sabato. Devo lasciare fuori chi ha piccoli problemi perchè non si può rischiare». Josè Mourinho parla della cosa più difficile da gestire da qui alla finale di Europa League di mercoledì 31 maggio: la partita di campionato di sabato con la Fiorentina. Che in realtà vale molto in chiave qualificazione alle prossime coppe europee ma che la Roma non può affrontare con l’organico titolare.
Troppo grande, infatti, il rischio di infortuni prima della partita più importante in ambito europeo che il club giallorosso deve giocare da 22 anni a questa parte (dalla finale di Coppa Uefa persa con l’Inter nel 1991).
«Andare solo con una squadra di soli bambini è un rischio esagerato e non è neanche positivo mettere i bambini in questa situazione – spiega ancora Mourinhno – anche perchè la Fiorentina ha 25 giocatori dello stesso livello e chi non ha giocato ieri (nella finale di Coppa Italia, ndr) sarà fresco. L’ideale sarebbe non giocarla proprio questa partita».
Roma, Mourinho parla degli infortuni
Sul fronte infortuni, i nomi caldi sono quelli di Pellegrini, Dybala e Spinazzola. Il capitano ha solo un risentimento, salterà Firenze ma a Budapest ci sarà. Spinazzola salterà Firenze e lunedì si comincerà a capire, in concreto, se potrà giocare: ma potrebbe farcela.
Dybala invece è un cristallo. Al momento è dolorante, non si allena e procede solo con le terapie. Mourinho dice che il suo utilizzo nella finale è in discussione, possibile che non ci sarà. Ma i prossimi giorni saranno decisivi.
Nel cuore tutte le squadre, tranne il Tottenham
«Colpisce l’affetto che ricevo dai tifosi? Spero che le mie parole non vengano interpretate male dai tifosi del Tottenham, l’unico club con cui non sento un legame stretto è quello. Probabilmente perché lo stadio era vuoto per il Covid, il presidente Llevy mi tolse la possibilità di giocare una finale ma con tutti gli altri club ho un legame speciale. Perché la gente non è stupida, sa che do tutto per il club. Così è a Roma, il tifoso percepisce che lavoro e lotto per loro. Non è solo un fatto di trofei vinti. Anche con la Roma, quando arriverà quel giorno, non sarà facile ma resteremo legati per sempre così come con gli altri club, fatta eccezione per il Tottenham».
Il tecnico portoghese ha fatto 5 finali. Sono passati 21 anni dalla prima con il Porto. «Sono migliorato ma ho lo stesso dna, non voglio tensioni, pressioni ma solo il piacere di giocare questa finale, pensando solo al cammino che si è fatto. L’allenatore migliora con il passare del tempo, mentre il giocatore deve fare i conti con il fisico che cambia e non risponde allo stesso modo a 30 o 40 anni. Per l’allenatore il cervello diventa sempre più acuto, quando si perdono motivazioni bisogna fermarsi ma questo non è il mio caso», ha sottolineato Mou.
E poi: «In caso di vittoria di questa coppa, l’esperienza con la Roma potrebbe essere la mia grande impresa? Non mi piace parlare prima, mi piace giocare, giocare tanto. Un peccato che non si possa giocare una finale ogni settimana, non sto pensando a me stesso ma penso ai giocatori e ai tifosi. Mi piacerebbe tanto aiutare i giocatori a prendere questa gioia infinita. Parlare poco, non mi stanco di ripetere quello che dico anche ai giocatori: vogliamo giocare», ha concluso il tecnico giallorosso.
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