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2:24 pm, 24 Aprile 23 calendario

Salvato un bunkerino in Sardegna con un trasloco spettacolare

Di: Lorenzo Grassi
bunkerino in Sardegna
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Il salvataggio di un bunkerino in Sardegna è andato a buon fine. Due gigantesche gru hanno sollevato in cielo la postazione in calcestruzzo pesante 160 tonnellate, ben protetta in una gabbia di acciaio, e l’hanno spostata 15 metri più in là per fare posto al cantiere Anas che sta realizzando la nuova strada statale 195 “Sulcitana”. Per sua sfortuna il piccolo bunker sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale – protetto dalla vista degli aerei nemici grazie ad una ingegnosa e rara simulazione che con un finto rivestimento in pietra lo faceva apparire come un inoffensivo meccanismo idraulico – si è venuto a trovare sul tracciato di questa infrastruttura progettata diversi anni fa, quando ancora non c’era la sensibilità maturata negli ultimi anni sulla necessità di salvaguardare anche le vestigia belliche del ventesimo secolo.

La nuova vita del bunkerino in Sardegna

Da molto tempo il ricercatore Daniele Grioni segretario dell’Associazione studi storici fortificazioni Sardegna aveva richiamato invano e con forza l’attenzione sulla presenza del sistema difensivo costituito dai quattro “fortini” del Caposaldo IV “Gela”, costruiti negli anni ’40 del secolo scorso sul territorio del Comune di Capoterra, nel cagliaritano. Opere che oggi sono a tutti gli effetti dei Beni culturali tutelati, in quanto concreti testimoni della memoria storica. «Anche l’attività progettuale della statale “Sulcitana” viene da molto lontano – spiega Pina Maria Derudas, archeologa specialista Anas – e risale ad un’epoca precedente a quella in cui è stata istituita la verifica preventiva dell’interesse archeologico, che attualmente è un iter sempre seguito da Anas e secondo il quale già nelle primissime fasi progettuali si contempla la tutela dei beni culturali indirizzando le scelte del tracciato da questo punto di vista».

La soluzione della traslazione

«Quando Anas è venuta a conoscenza della presenza dei bunker – prosegue Derudasper la “Sulcitana” si era ormai in una fase avanzata, in cui erano state già edificate le opere primarie dell’infrastruttura. Immediatamente si è creata una sinergia con la Soprintendenza ai Beni archeologici di Cagliari per collaborare nella ricerca di una soluzione per salvaguardare il bunker, consapevoli che le ingenti risorse spese sull’opera non avrebbero consentito modifiche al tracciato originario. Così si è concordemente deciso che si sarebbe salvato il manufatto traslandolo il minimo indispensabile, in modo da conservare la sua posizione nell’ambito del contesto del Caposaldo difensivo “Gela”. È stata dunque progettata una complessa operazione di trasloco, che è stata effettuata con le regole e le modalità che si applicano ai Beni culturali». «Siamo riusciti così a salvaguardare un’importante vestigia bellica – sottolinea Francesco Ruocco, responsabile Anas Sardegna – liberando l’asse stradale della nuova SS 195 e consentendone il completamento».

Un’operazione molto complessa

L’operazione di trasloco è stata spettacolare. Prima di mettere mano alla postazione vera e propria si è pensato al corpo aggiunto, che era stato realizzato con conci e malta. «Per questo si è deciso di utilizzare la tecnica dell’anastilosi – precisa Pina Maria Derudas – che normalmente viene utilizzata nel restauro archeologico. Ovvero con la numerazione dei 400 blocchi per poterli rimuovere e poi procedere al loro rialloggiamento nella giusta posizione». «Il progetto di trasferimento del bunker ha seguito le indicazioni date dalla Soprintendenza competente, con lo scopo di mantenere inalterata la configurazione della struttura originaria in modo da conservare la memoria storica della posizione – spiega Michele Coghe, direttore lavori Anas per la “Sulcitana” – quindi è stata individuata all’interno delle aree di esproprio la posizione definitiva e si è proceduto allo spostamento garantendo che il monumento non venisse danneggiato durante lo spostamento. Per prima cosa è stata smontata la scala di accesso seminterrata con l’intenzione di ricostruirla nella posizione definitiva. Naturalmente è stato necessario imbragare il bunker e puntellarlo internamente in modo che durante la traslazione non subisse danni anche per eventuali movimenti imprevisti. La gabbia superiore è stata realizzata con travi in acciaio che hanno consentito di proteggere anche il rivestimento esterno che era costituito da uno strato di intonaco che riproduce delle false pietre per la mimetizzazione».

Le gru e il sollevamento del “fortino”

«Nel progetto è stato previsto di sbancare la nuova posizione, realizzando delle fondazioni in cemento armato su cui è stato spostato il bunker in via definitiva – prosegue Coghe – sarà poi eseguito un getto di completamento che consentirà di mantenere il bunker preservato. La parte più interessante del lavoro eseguito dall’impresa specializzata è stata soprattutto quella di posizionare le 12 travi di sostegno con piastre in acciaio e martinetti idraulici, che hanno costituito la nuova base del bunker e hanno consentito di staccarlo da terra. Ciò è avvenuto anche attraverso lo scavo manuale, con lo sbancamento per una profondità di 5 metri sino alla quota di fondazione. È stato così realizzato un piano di travi di acciaio che, oltre a tenere il fortino nella sua configurazione originaria, ha permesso il sollevamento con le due gru e il posizionamento nel sito prescelto».

Finalmente non si demoliscono più

Il meritorio intervento di salvataggio svolto dall’Anas in Sardegna è figlio della nuova sensibilità nei confronti delle vestigia belliche, che in tempi recenti hanno visto diverse Soprintendenze procedere al rafforzamento della protezione di queste strutture con la specifica richiesta della dichiarazione di “particolare interesse” ai sensi del Codice dei Beni culturali. «Fino a qualche anno fa però – ricorda il Network Italiano bunker e rifugi antiaerei – queste preziose testimonianze della memoria storica sono state considerate solo come scomodi ostacoli da demolire con i martelli pneumatici e con le ruspe per fare spazio alle infrastrutture contemporanee». Così è accaduto ad esempio nel 2013 per alcune postazioni del Caposaldo di Ponte Galeria, parte del sistema difensivo del litorale di Roma, che sono state demolite per la realizzazione di uno svincolo stradale; o in tempi ancor più recenti, nel 2019 in Alto Adige, dove è stata smantellata l’Opera 14, ultimo bunker fuori terra dello Sbarramento Bolzano sud della linea meridionale del Vallo Alpino. Una memoria cancellata e sacrificata per sempre per consegnare il terreno ad un insediamento produttivo.

24 Aprile 2023 ( modificato il 10 Maggio 2023 | 15:51 )
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