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5:08 pm, 2 Febbraio 23 calendario

Arriva l’Autonomia differenziata nuovi rapporti tra Stato e Regioni

Di: Redazione Metronews
Arriva l'Autonomia
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Arriva l’Autonomia differenziata. Il testo approvato in via “preliminare” oggi in Consiglio dei ministri del disegno di legge quadro sull’Autonomia differenziata è stato predisposto dal ministro per gli Affari regionali e autonomia, Roberto Calderoli, e delinea la cornice entro la quale le singole Regioni potrebbero in futuro chiedere il trasferimento di maggiori competenze allo Stato, in base agli articoli 116 e 117 della Costituzione, introdotti dal riforma del Titolo V. Dopo l’approvazione in Cdm il ddl sarà sottoposto al parere della Conferenza Stato-Regioni, per tornare in Cdm per l’approvazione definitiva, e poi passare all’esame delle Camere. Ecco, in sintesi, quali cambiamenti prevede il disegno di legge che appare come l’ultimo risultato del progetto autonomista che la Lega ha avviato almeno dal 2015 – senza mai riuscire a concretizzarlo – su impulso di Roberto Maroni e Luca Zaia, rafforzato dai referendum lombardo e veneto del novembre 2017.

I Lep (livelli essenziali delle prestazioni)

La legge quadro – dieci articoli sotto l’intestazione “Disposizioni per l’attuazione dell’Autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario” – si propone di «semplificare le procedure, accelerare e sburocratizzare» i procedimenti, per una distribuzione delle competenze alle Regioni che meglio si conformi ai principi di «sussidiarietà e differenziazione». L’attribuzione di funzioni da parte dello Stato alle Regioni è «subordinata alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep), che garantiscano i diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale». «Tali livelli – si legge – indicano la soglia costituzionalmente necessaria e costituiscono il nucleo invalicabile per rendere effettivi tali diritti e per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale, per assicurare uno svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari fra lo Stato e le autonomie territoriali, per favorire un’equa ed efficiente allocazione delle risorse e il pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni inerenti ai diritti civili e sociali».

La Cabina di regia

La legge di bilancio ha istituito a Palazzo Chigi una Cabina di regia, che, entro la fine del 2023, deve individuare i livelli essenziali delle prestazioni. La ricognizione dovrà estendersi alla spesa storica a carattere permanente dell’ultimo triennio, sostenuta dallo Stato sul territorio di ogni Regione, per ciascuna propria funzione amministrativa. «I Lep, concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale e i relativi costi e fabbisogni standard, sono determinati con uno o più decreti del presidente del Consiglio», si spiega nel testo Calderoli, secondo cui, dopo l’acquisizione dell’intesa della Conferenza unificata e «comunque decorso il relativo termine di trenta giorni, lo schema di decreto è trasmesso alle Camere per l’espressione del parere». «Il parere – si legge – è reso entro 45 giorni dalla data di trasmissione dello schema di decreto. Il presidente del Consiglio dei ministri, valutato il contenuto dell’intesa della Conferenza unificata e del parere delle Camere o, comunque, una volta decorso il termine di 45 giorni per l’espressione del parere di queste ultime, adotta il decreto, previa deliberazione del Consiglio dei ministri».

Le intese con le Regioni

Le risorse umane, strumentali e finanziarie per l’esercizio delle funzioni da parte delle Regioni sono determinate da una commissione paritetica Stato-Regione. Il finanziamento avviene attraverso compartecipazioni al gettito di uno o più tributi o entrate erariali regionali. La trattativa tra lo Stato e le Regioni per la chiusura delle intese dura almeno cinque mesi. Mef e ministri competenti hanno 30 giorni per valutare la richiesta della Regione, dopo che è stata trasmessa al presidente del Consiglio e al ministro per gli Affari regionali. Poi si apre un negoziato con la Regione per l’intesa preliminare, approvata poi dal Cdm e trasmessa alla Conferenza unificata che, a sua volta, ha 30 giorni per il parere. Quindi va alle Camere: hanno 60 giorni per l’esame nelle commissioni o, secondo le modifiche in valutazione, per un atto di indirizzo votato in Aula. Successivamente il premier (o il ministro per gli Affari regionali) predispone l’intesa definitiva (con eventuale ulteriore negoziato). La Regione la approva, ed entro 30 giorni è prevista la delibera in Cdm. Il disegno di legge è trasmesso alle Camere che votano a maggioranza assoluta. Le intese hanno durata massima di dieci anni. Stato o Regione possono chiederne la cessazione, deliberata con legge a maggioranza assoluta dalle Camere. Alla scadenza, l’intesa si intende rinnovata per la sua durata, salvo che Stato o Regione manifestino volontà diversa prima del termine. Il governo dispone verifiche sulle attività e sul raggiungimento dei Lep. La commissione paritetica svolge annuali valutazioni sulla compatibilità e gli oneri finanziari. La legge Calderoli, infine, prevede misure perequative e di promozione dello sviluppo economico, della coesione e della solidarietà sociale: anche nelle Regioni che non concludono intese, lo Stato promuove l’esercizio effettivo dei diritti civili e sociali, anche con interventi speciali. Dalla legge «non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».

2 Febbraio 2023
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